Verso il 1600 i manga sulle pareti dei templi cominciarono a essere considerati come delle attrazioni. Per renderli visibili a un pubblico più ampio, vennero riprodotti su tavole di legno, facilmente trasportabili in città e villaggi. In quest'epoca a fianco del termine "manga" cominciò a essere usato il termine "edo". Per "manga" si cominciò a intendere lo stile del disegno più che il disegno stesso, mentre il termine "edo" venne usato per la riproduzione di soggetti meno religiosi di quelli dei templi. Le figure erano composte in monocromia, con profili raramente colorati in maniera rudimentale.
Nel 1702 Shumboko Ono, uno dei primi celebri artisti manga, volle raccogliere un campionario dei suoi disegni in un libro, che è rimasto fino ai nostri giorni come la raccolta di manga più antica del Giappone. Nel giro di un secolo, la tradizione di queste raccolte, si estese a tutta la società giapponese.
Ancora ai giorni nostri, nell'epoca della televisione e di internet, in Giappone i manga su carta godono di grande popolarità.