I bambini sono sempre i primi colpiti dalla guerra (l'80% dei morti nelle 150 guerre combattute dal 1945 ad oggi sono stati civili, cioè soprattutto donne e bambini), per il trauma psicologico che subiscono, perché costretti a scappare dalle proprie case per la "pulizia etnica", o perché "arruolati a forza", anche se hanno meno di 15 anni.
Nel 1996 i bimbi combattenti di guerra nei 33 conflitti erano
250.000. Attualmente sono più di 300.000 sotto i 18 anni (costano
meno di un adulto, non hanno coscienza del pericolo, credono
a qualsiasi cosa dicano gli adulti, ecc.). Sebbene in numero
minore, anche le bambine vengono arruolate e spesso soggette
a violenze sessuali e stupri.
Secondo la Convenzione l'età
minima è 15 anni, ma si vuole portarla a 18 anni perché questo
limite è troppo basso (in Italia il limite minimo è 17 anni).
In Angola il 36% dei bambini, durante la guerra civile che
dura da decenni, ha accompagnato o prestato aiuto a soldati e il
7% ha sparato qualcuno. In Cambogia negli anni '80 il 20% dei
feriti da azioni di guerra erano bambini tra i 10 e 14 anni.
In Liberia nel 1990 il 25% dei combattenti delle varie fazioni
in guerra civile erano bimbi di 7 anni, circa 20.000 Altri paesi
che usano i bambini sono: Algeria, Iraq, Libano, Messico, Perù,
Somalia, Sudan, Turchia, ecc.