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Conclusioni

Le conlusioni che ritengo di poter trarre dalla realizzazione di questa esperienza riguardano due tipi di ambiti: uno più ristretto e legato alla didattica dei sistemi operativi e di Linux in particolare, l'altro, di più ampio respiro, connesso con l'impostazione dell'attività didattica e con la definizione dei temi che devono caratterizzarla (ovviamente con riferimento alla figura del perito in informatica).

Se partiamo dalla didattica dei sistemi operativi Unix-like e di Linux in particolare non si può non notare che l'attuazione del progetto è stata un mezzo attraverso il quale far raggiungere agli studenti un livello di conoscenza delle caratteristiche del sistema altrimenti impensabile. La conseguenza immediata di tale constatazione è che, per il futuro, lo studio del sistema operativo Linux sarà sempre accompagnato dalla realizzazione di esperienze diverse e di vario tipo, siano esse di progettazione di software o di apprendimento nell'uso di pacchetti specifici non ha importanza, e` importante, però, che l'apprendimento delle caratteristiche del sistema venga vissuto dallo studente come un'esigenza non rimandabile e necessaria a raggiungere un obiettivo predeterminato.

E' anche ipotizzabile che le prossime esperienze che andrò a realizzare, estese a tutti gli studenti dell'ultimo anno di corso, prevedano attività con diversi livelli di difficoltà, in modo che tutta la scolaresca possa essere chiamata a misurarsi con esperienze analoghe a quella effettuata nel corso dell'a. s. '97 - '98. Una limitazione dei corsi e delle esperienze fatte finora è stata, infatti, il basso numero di alunni che ha pienamente raggiunto gli obiettivi prefissati. E' pur vero che, come sempre succede, non e` affatto detto che si riesca a coinvolgere il 100% degli alunni di una classe, ritengo però che sia un mio preciso dovere almeno il tentare di farlo e recuperare coloro che, normalmente, in attività di tipo diverso, come corsi convenzionali o attivita` caratterizzate da eccessiva specificità, finirebbero per perdersi.

Per quanto riguarda l'altro ambito delle considerazioni conclusive evidenziato, ovvero la definizione dei contenuti che devono caratterizzare l'attività didattica, se non si puo` sottacere l'importanza dell'``area elettiva'' (simile, per molti aspetti, all'area di progetto delle ormai istituzionalizzate sperimentazioni ``ambra'' ed ``ergon'' degli indirizzi elettronica e meccanica), quale strumento per il raggiungimento di predeterminate mete formative e per l'adeguamento dell'attività didattica alle mutate esigenze imposte, oltre che dai progressi della disciplina, anche dalla domanda dell'utenza, che sempre più spesso vuole avere un ruolo attivo nella scelta dei percorsi formativi, non si puo` neanche ignorare il problema della frammentazione che, all'interno di uno stesso istituto, può derivare all'attività didattica a causa di scelte antitetiche nell'ambito dell'area elettiva stessa. Tale frammentazione diviene, infatti, il naturale risultato della scelta di temi profondamente diversi tra loro, che implicano itinerari didattici differenziati e che, in generale, non hanno nulla a che vedere gli uni con gli altri. In pratica, se in una classe viene adottato il tema ``Internet ed i suoi servizi'' ed in un'altra classe viene adottato il tema ``progetto per il controllo delle presenze fisiche nell'edificio scolastico'' o ancora ``linguaggio e comunicazione: un'analisi multidisciplinare'', si avrà un'evidente disomogeneità in termini di percorsi formativi, conoscenze e competenze tra i vari gruppi-classe di studenti. Con ciò non si vuole, ovviamente, entrare nel merito delle scelte di carattere didattico e nella cosiddetta ``libertà d'insegnamento'', caratteristiche irrinunciabili della professionalità docente, quanto piuttosto porre il problema della definizione delle conoscenze e delle abilita` che gli studenti devono acquisire e che devono essere considerate obiettivi fondamentali dell'attività di insegnamento (molto piu` di quanto non sia un programma di massima quale quello attuale). Non è allora il caso di porre il problema della definizione di un `sillabus' che tutti i periti in informatica devono possedere per poter essere considerati tali? Non intendo qui polemizzare con scelte ministeriali che sembrano andare (anche se, per essere sinceri, non e` ancora palese) in direzione completamente opposta, rimandando specializzazione ed approfondimento ad una ulteriore formazione post diploma, quanto piuttosto invitare ad una riflessione, quanto più possibile ampia e serena, sul significato di formazione tecnica in generale e tecnica informatica in particolare: nel momento in cui in Europa si sente l'esigenza della certificazione e validazione delle conoscenze e delle abilita` con l'instaurazione di patentini, quale quello del progetto EGDL del CEPIS [8] supportato dall'AICA, ritengo, in quanto docente di una scuola pubblica, di dovermi porre il problema della qualificazione professionale dei miei studenti.

Per finire un'ultima considerazione: ritengo che il maggiore ostacolo alla diffusione di Linux nel mondo scolastico sia stata, finora, la mancanza di una letteratura qualificata e facilmente accessibile in ``italiano''. Sono convinto, infatti, che il crescere ed il maturare di esperienze come quella del gruppo Pluto e di LGEI avranno, in un prossimo futuro, un ruolo non secondario nel facilitare la diffusione di questo sistema operativo nella comunità informatica italiana e nelle scuole, ma sono anche convinto che molto debba essere fatto in questo campo per far sì che la divulgazione sia la più ampia e capillare possibile.



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