Per quanto riguarda l'altro ambito delle considerazioni conclusive evidenziato,
ovvero la definizione dei contenuti che devono caratterizzare l'attività
didattica, se non si puo` sottacere l'importanza dell'``area elettiva'' (simile,
per molti aspetti, all'area di progetto delle ormai istituzionalizzate
sperimentazioni ``ambra'' ed ``ergon'' degli indirizzi elettronica e meccanica),
quale strumento per il raggiungimento di predeterminate mete formative e per
l'adeguamento dell'attività didattica alle mutate esigenze imposte, oltre che
dai progressi della disciplina, anche dalla domanda dell'utenza, che sempre
più spesso vuole avere un ruolo attivo nella scelta dei percorsi formativi,
non si puo` neanche ignorare il problema della frammentazione che, all'interno
di uno stesso istituto, può derivare all'attività didattica a causa di scelte
antitetiche nell'ambito dell'area elettiva stessa. Tale frammentazione diviene,
infatti, il naturale risultato della scelta di temi profondamente diversi tra
loro, che implicano itinerari didattici differenziati e che, in generale, non
hanno nulla a che vedere gli uni con gli altri. In pratica, se in una classe
viene adottato il tema ``Internet ed i suoi servizi'' ed in un'altra classe viene
adottato il tema ``progetto per il controllo delle presenze fisiche
nell'edificio scolastico'' o ancora ``linguaggio e comunicazione: un'analisi
multidisciplinare'', si avrà un'evidente disomogeneità in termini di percorsi
formativi, conoscenze e competenze tra i vari gruppi-classe di studenti. Con
ciò non si vuole, ovviamente, entrare nel merito delle scelte di carattere
didattico e nella cosiddetta ``libertà d'insegnamento'', caratteristiche
irrinunciabili della professionalità docente, quanto piuttosto porre il
problema della definizione delle conoscenze e delle abilita` che gli studenti
devono acquisire e che devono essere considerate obiettivi fondamentali
dell'attività di insegnamento (molto piu` di quanto non sia un programma di
massima quale quello attuale). Non è allora il caso di porre il problema della
definizione di un `sillabus' che tutti i periti in informatica devono possedere
per poter essere considerati tali? Non intendo qui polemizzare con scelte
ministeriali che sembrano andare (anche se, per essere sinceri, non e` ancora
palese) in direzione completamente opposta, rimandando specializzazione ed
approfondimento ad una ulteriore formazione post diploma, quanto piuttosto
invitare ad una riflessione, quanto più possibile ampia e serena, sul
significato di formazione tecnica in generale e tecnica informatica in
particolare: nel momento in cui in Europa si sente l'esigenza della
certificazione e validazione delle conoscenze e delle abilita` con
l'instaurazione di patentini, quale quello del progetto EGDL del CEPIS [8]
supportato dall'AICA, ritengo, in quanto docente di una scuola pubblica, di
dovermi porre il problema della qualificazione professionale dei miei studenti.