NUNCIUS DIGITALIS

di Mauro Darida

"Questo prodotto potrebbe contenere una tecnologia per impedire installazioni non autorizzate" Mi rosoft Windows XP, Informazioni sul prodotto

"Norme in materia di pluralismo informatico sulla adozione e la diffusione del software libero e sulla portabilità dei documenti informatici nella Pubbli a Amministrazione" Proposta di legge, XIV Legislatura, Atto Senato n.1188


Iniziare con queste due citazioni emblematiche, l'una appartenente al vecchio mondo del software proprietario e l'altra al futuro mondo del software libero, mi è sembrata la cosa migliore per introdurre una "epistemologia del software" che, per quanto sommaria, dovrebbe oggi essere patrimonio di ogni cittadino moderno.
Vediamo subito di chiarire l'abissale differenza tra software libero e software proprietario.
Un software si dice libero se assicura le quattro libertà fondamentali seguenti:
Libertà uno: poter eseguire il programma per qualunque finalità;
Libertà due: poter studiare come funziona il programma e poterlo modificare per adattarlo alle proprie esigenze (deve perciò essere disponibile anche il codice sorgente);
Libertà tre: poter ridistribuire copie del programma in modo gratuito o dietro compenso;
Libertà quattro: poter distribuire il programma eventualmente modificato.

Il software che non assicura le quattro libertà fondamentali è definito software proprietario.
Alla maggior parte delle persone potrebbe sembrare che il software proprietario sia sempre esistito, eppure c'è stata un'epoca, che oggi appare incredibilmente remota, in cui il software proprietario non esisteva. Scrive Richard Stallman, il creatore delle quattro libertà su cui si basa il concetto di software libero:
"Quando cominciai a lavorare nel laboratorio di Intelligenza Artificiale del MIT nel 1971, entrai a far parte di una comunità in cui ci scambiavamo i programmi, che esisteva già da molti anni. La condivisione del software non si limitava alla nostra comunità; è una cosa vecchia quanto i computer". Successivamente, tuttavia, tra gli anni settanta e ottanta, le software house di allora si organizzarono e ci fu il passaggio a sistemi proprietari, per usare i quali occorreva sottoscrivere un accordo di non diffusione.

A quest'epoca leggendaria ove "men were men and wrote they own device drivers" Linus Torvalds nel 1991 nostalgicamente dichiara di volersi ispirare, nello storico messaggio internet in cui annuncia la volontà di sviluppare un sistema operativo libero che diventerà il potentissimo e flessibile Linux di oggi. Dalle ceneri dunque del software proprietario si erge la nuova dottrina del software libero, forgiata da fatti sconvolgenti che per la prima volta vedono la luce sulla scena dell'uomo. Dagli anni '70 e '80 della elaborazione dei dati si è passati all'elaborazione della comunicazione degli anni '90, in un'inc redibile ascesa che giunge a comprendere filmati e suoni.

La fantasia dello scrittore Primo Levi immaginò una macchina, chiamata Mimete, capace di duplicare un oggetto esattamente come l'originale. Ebbene, alle soglie del terzo millennio l'oggetto fantastico dello scrittore è divenuto realtà, si è solidificato nel masterizzatore, equipaggiamento standard di ogni computer. Non duplica tutto, ma duplica esattamente il software. La capacità di duplicazione del masterizzatore è un fatto senza precedenti nella storia dell'uomo: non solo è possibile duplicare, ma il costo è irrisorio e lo possono fare tutti.

Si tratta di una rivoluzione importante, che Giulio Mazzolini chiama la Rivoluzione del Mimete. Essa è parte di un generale rivolgimento epocale noto come Rivoluzione Digitale, la quale Pamela Samuelson riassume in sei punti salienti:
1. La duplicazione è rapida, economica, perfetta;
2. La trasmissione dei dati è istantanea, pervasiva (si trasmettono in tutto il mondo scavalcando barriere nazionali, doganali, censorie);
3. Il dato digitale è facilmente modificabile all'infinito;
4. Le opere letterarie, sonore, grafiche, cinematografi he, una volta digitalizzate subiscono la stessa sorte e non è più possibile differenziare tra libro, disco, quadro;
5. Il dato digitale è piccolo, compatto, tascabile;
6. Il dato digitale può non essere lineare.


Il potenziale innovativo delle caratteristiche precedenti è enorme, ma spesso è soffocato da resistenze culturali e interessi costituiti. Ciò non è giustificabile con il fatto che, come notava un amico di Galileo Galilei "ogni principio porta dificultà in coloro che sono assodati et invechiati in una oppinione" perchè, a costo d'esser orgogliosi e polemici come Galileo, anche le genti che usano "escusar la propria codardia e inettezza alle specolazioni, esclamando che al già trovato non si possa aggiugner più altro di nuovo" hanno il dovere di migliorare la società in cui vivono.
Certo andare sulle scrivanie delle persone che non sanno cosa sia Unix non è uno scherzo neanche per Piero Angela in persona; la cultura di base del 90% delle persone che usano il computer è legata a Windows ed alla sua maniera di interfacciarsi con l'utente: credono che i file e le cartelle non debbano avere permessi d'accesso e sono convinte che tutti i documenti di testo siano in formato Word (chiuso e proprietario). Le barriere di accesso all'eden informatico sono sempre state conoscitive, generando pertanto una notevole inerzia su cui oggi il software proprietario si avvantaggia.

Oggi Linux è divenuto il portabandiera del software libero e si contrappone apertamente, sia sul mercato server che su quello desktop, al sistema operativo proprietario Windows di Microsoft, che attualmente detiene circa il 90% della quota di mercato desktop ma solo circa il 30% di quella server. Ci sono molti buoni motivi per adottare il software libero, come conseguenza delle quattro libertà che concede, ma ciò non esclude anche alcuni svantaggi a carico.
Entrambi sono stati ben illustrati da Daniele Giacomini.
I vantaggi del software libero sono la massima interoperabilità con l'uso di formati e standard aperti, la possibilità di verifica (soprattutto quando si usa in ambiti scientifici o critici per la sicurezza come Difesa e Pubblica Amministrazione), la possibilità di modifica e adattamento alle proprie esigenze, l'indipendenza da un singolo fornitore, l'assenza dei problemi burocratici legati all'installazione del software nei computer; ai programmatori inoltre riduce i costi iniziali e i tempi di sviluppo perchè consente l'uso degli strumenti di sviluppo ( compilatori, librerie ...) senza doverne prima acquisire i diritti pagandoli, e li promuove e valorizza come persone invece di promuovere e valorizzare un marchio particolare, favorendo lo sviluppo di aziende di piccole dimensioni, con competenza locale, perchè il reddito prodotto con il software libero deriva principalmente dall'assistenza ai clienti. Da notare che l'investimento di denaro pubblico per la produzione di software libero si tradurrebbe in un risultato che rimarrebbe a disposizione della società.

Non mancano gli svantaggi che sono la necessità di possedere un discreto bagaglio di conoscenze informatiche e maggior consapevolezza sul funzionamento del singolo programma applicativo e sull'organizzazione del sistema operativo, mentre ai programmatori il software libero non consente di mantenere una posizione di leadership sul mercato e ne riduce i margini di reddito. Inoltre si deve considerare che Linux deve ancora progredire verso strutture e interfacce utente standard come quelle di Windows; nonostante ciò funziona e consente di fare cose impossibili col prodotto Microsoft. E' insomma possibile trarre profitti dal software libero, ma non con gli elevati margini cui ci ha abituato Microsoft. Del resto, se si confrontano gli investimenti necessari per fare un bullone (estrazione dalle minere della materia prima, lavorazioni in fonderia e meccaniche) con quelli necessari per realizzare un programma software, si capisce subito che in un sistema economico siffatto il prezzo del software debba calare a valori minimi. Se ne deduce che il software libero sta proponendo un nuovo modello economico fatto di piccole aziende dove i programmatori vengono pagati sia per programmi che per interventi personalizzanti sugli stessi programmi, realizzati su spe ifiche commissioni.

Pertanto Linux costituisce un vero e proprio cartello di sfida che attende un nuovo assetto economico.
Naturalmente un programmatore, come talvolta accade, può anche decidere di non farsi remunerare, restituendo alla comunità parte di quello che riceve con la disponibilità di software libero.
In estrema sintesi, per dirla con Bruce Perens, se è sufficciente che solo qualcuno paghi, allora il software libero è l'ideale; se invece si vuole che paghi chiunque usi il programma, allora ci si deve rivolgere al modello del software proprietario.
Non è detto che tutto il software debba essere libero, ma da quanto sopra esposto è desiderabile che sia libero il maggior software possibile, in modo da garantire la massima diffusione delle idee e della conoscenza, che sempre più in futuro saranno veicolate attraverso il software.

Linux nasce sorgivamente dalla forza eversiva delle idee e dalla anatomia delle cose. Ambasciatore di più moderne verità e per questo attentatore di vergini interessi costituiti. Vittima del complesso di Euridice, si volge ai primi giorni eroici dell'informatica: un "post fata resurgo" dannunziano che trasmuta nello "shining diamond" degli utenti KDE.

Il Ministero della Pubblica Istruzione ha finora ignorato questo "shining diamond", favorendo l'adozione di Windows e generando nella scuola una sclerosi, equivalente al paradigma proprietario che il vecchio ordine costituito difende, di difficile asportazione.
Anche la politica dell'AICA (Associazione Italiana Calcolo Automatico) non è stata da meno. Incaricata di gestire la certificazione ECDL, ha organizzato gli esami facendo costante riferimento ai prodotti Microsoft, presentando solo Windows come sistema operativo e solo Office come pacchetto di produttività individuale e di automazione d'ufficio. E' appena il caso di far notare che una certificazione sulla suite Office di Microsoft esisteva già da tempo e si chiama MOUS (Microsoft Office User Specialist). L'AICA ha proditoriamente trasformato l'ECDL in una certificazione Microsoft.


Non è detto che le multinazionali informatiche e i tecnocrati ormai compromessi concedano a Linux di continuare ad esistere, ma il silenzio eterno degli spazi infiniti di Pascal non calerà mai su Linux, perchè ciò che è stato scientificamente provato diventa sempre acquisizione indelebile, ancorchè discusso e osteggiato. Eppoi ci sono i giovani, capaci di perdere in sicurezza e familiarità per guadagnare in grandezza, mentre i vecchi, spesso, troppo spesso, tradiscono per la "aurea mediocritas" del soporifero Cicerone.
L'aveva detto anche Quasimodo: "dimenticate i padri/le loro tombe affondano nella cenere/gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore".

15 settembre 2003

Mauro Darida