STANDARD E CAOS: IL PINGUINO FLESSIBILE

Mauro Darida

19 agosto 2008

L'impressione di uno degli addetti ai lavori come me e' che l'utilizzo del software libero nella didattica scolastica sia molto ridotto e limitato a pochi eccellenti casi; le possibili ragioni (e le responsabilita' del Ministero) di questa paradossale situazione sono ampiamente descritte in altri documenti. La diffusione del software libero nella scuola migliora un poco se si prende in considerazione l'impiego sui server, ma cio' solo perche' in questo contesto nessuno si rende conto di stare usando software libero e la scelta del sistema operativo e' demandata a poche persone; comunque va ricordato il fatto che in occasione dell'avvio dei corsi informatici di livello c2 il Ministero decise di non attivare corsi su sistemi operativi specifici, lasciando in pratica al docente tutor del corso la scelta se trattare Unix o Windows, col risultato che si puo' immaginare…

La situazione diventa disastrosa se si prende in considerazione il contesto scolastico amministrativo. Infatti, se si escludono la suite OpenOffice per la generica automazione d'ufficio e qualche programma per costruire l'orario scolastico (peraltro non di fonte ministeriale), non esiste software libero specifico per la gestione delle scuole (la contabilita', gli scrutini intermedi e finali, l'esame di stato etc.). Chiunque si rendera' conto che, se non si puo' sostituire con software libero gli applicativi che una segreteria scolastica usa per compiere il proprio lavoro, viene a risultare parimenti impossibile qualsiasi migrazione dell'ambiente desktop. Il personale scolastico che lavora nelle sedi amministrative non e' affatto parte trascurabile della scuola, se non altro perche' le attivita' amministrative avranno inevitabili ricadute su quelle didattiche: si pensi ad esempio alla gestione dei permessi di entrata e uscita e delle assenze degli studenti, oppure all'elenco dei libri di testo adottati. Visto che la comunita' di programmatori pare non aver voglia di produrre tale software gestionale, non sarebbe incoerente per il Ministero decidere di finanziare o la modifica all'uopo di software esistente o la scrittura “a sorgente aperto“ di tale software per sostituire nelle scuole l'onnipresente ma ahime' impenetrabile gestionale Axios.

Il software legato all'amministrazione scolastica fornisce lo spunto, al di la' dell'imperativo categorico kantiano dell'adozione del software libero, di esaminare la questione del formato dei dati. E' auspicabile che il formato dei dati sia standard e aperto (pubblico e documentato), in special modo per un ente pubblico come la scuola, in modo da realizzare l'interoperabilita' con i computer dei propri utenti: insegnanti, studenti, genitori. Se la direttiva governativa del 19/12/2003 dell'ex-ministro Stanca va nella direzione dell'apertura, non si puo' certo dire che il Ministero l'abbia seguita: per esempio Conchiglia (software ministeriale per gestire i verbali dell'esame di stato) non ha un formato dei dati aperto, ne' ce l'ha l'altro software ministeriale Winiride, preposto alla gestione dei cataloghi bibliotecari delle scuole. Su Winiride pesa il fatto che il programma e' incapace di esportare e gestire il catalogo in internet, per cui se si vuole che il catalogo sia consultabile in internet bisogna ricorrere ad un altro programma con le funzionalita' richieste e reinserire manualmente l'intero catalogo, visto che il formato dei dati proprietario di Winiride lo legge solo Winiride medesimo: cio' che puo' richiedere anni.

La questione dell'interoperabilita' e' spesso liquidata come marginale, in quanto si ritiene che essa, intesa come la capacita' di sistemi informativi eterogenei di scambiare dati, sia corollario delle quattro liberta' di Stallman che definiscono il software libero. Giova qui notare come l'esperienza finora abbia dimostrato che in ambito open source esistono settori importanti come il CAD e l'analisi fluidodinamica e strutturale numerica senza formati di dati standard, per cui si realizza l'apertura dei formati senza generare interoperabilita'; anche software meno esoterici come i programmi per leggere la posta soffrono dello stesso problema. L'interoperabilita' esibita tra gli ambienti grafici KDE e GNOME appare piu' frutto di abbondanti cene tra i team di programmazione che di stringenti dettami teorici; quella esibita dal web piu' frutto degli sforzi del suo inventore Tim Berners-Lee di moderare l'avidita' di profitto delle multinazionali: appare cioe' che solo una precisa e direzionale volonta' possa materializzare una effettiva interoperabilita'.

Chiarito che il software libero non costituisce condizione sufficiente per l'interoperabilita', essa nondimeno interessa tutti gli utenti di computer; anzi, Marco Fioretti sostiene che alla maggioranza degli utenti essa interessa molto piu' che le quattro liberta' di Stallman. Egli spiega la cosa col fatto che le quattro liberta' sono scritte dal punto di vista del programmatore e pertanto non fanno presa su chi programmatore non e', e cioe' sulla stragrande maggioranza degli utenti di computer; non era cosi' negli anni settanta, quando i pochi utenti di computer erano tutti anche programmatori e Stallman formulava le quattro liberta'. D'altra parte non vi e' dubbio che il concetto di interoperabilita' e' piu' in sintonia con l'etica della condivisione decentrata del sapere, caratteristica del software libero, che con quella del profitto, caratteristica del software proprietario; e' pertanto piu' facile realizzare l'interoperabilita' in un ambiente open source piuttosto che in uno chiuso e proprietario, ove vi sono numerosi motivi di marketing ostativi. L'interoperabilita' e' anche un ottimo fattore di promozione del software libero: alle persone comuni, maggioranza utenti di computer, cio' che sta veramente a cuore e' potere sostituire un programma con un altro senza perdere i propri dati, oltre magari a poche altre cose come la gratuita' e l'accessibilita' del software.

Non sarebbe male allora puntare su due fronti: il potenziamento delle risorse destinate alla creazione e implementazione degli standard da un lato, e l'inclusione dell'interoperabilita' negli sforzi promozionali dall'altro; cio' si rifletterebbe positivamente anche nell'ambito scolastico.

E' giunto il momento per il pinguino flessibile di darsi precise regole di vita, altrimenti si perdera' per il mondo.


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