Il software libero può contribuire allo sviluppo delle periferie dell'economia "globale"
di Giulio Mazzolini
Economia globale e sviluppo regionale
In sistemi estremamente complessi piccole modifiche possono avere conseguenze molto grandi e imprevedibili, tanto che in meteorologia si dice che un battito d'ali a New York puo' determinare un uragano a Hong-Kong. Questo e' sicuramente vero anche per un sistema così complesso quale quello economico globale odierno: una decisione anche non di molto peso presa a New York o a Seattle, ovvero nei centri decisionali economici mondiali, puo' avere conseguenze importanti e talvolta tragiche nella periferia del mondo.
Ma in meteorologia vale la reciprocità, ovvero un battito d'ali a Hong-Kong può determinare un uragano a New York, nell'economia 'globale', una decisione piccola o grande che sia, presa nella 'periferia' economica non ha alcuna ripercussione nel centro del sistema.
Il sistema globale odierno è unidirezionale: le decisioni prese al centro sono spesso determinanti per gli sviluppi regionali, quelle prese in periferia non influenzano affatto il centro o lo influenzano molto poco. Qui per regioni non si intendono quelle in cui è divisa l'Italia, ma le grandi zone del mondo più o meno omogenee economicamente e culturalmente, comprendenti spesso anche vari stati.
Nei settori del software e dell'hardware le modifiche e le innovazioni sono incessanti, il centro (le Compagnie Statunitensi) dettano le condizioni, la periferia (quasi tutto il resto del mondo) compra e si adatta.
Abbiamo visto tutti come le società americane aprano con grande rapidità e con altrettanta rapiditàchiudano società all'estero, ma così facendo non si creano risorse umane locali durature a sufficienza.
La periferia, ovvero tutti i paesi non sviluppati e una gran parte dei paesi sviluppati, non può pensare oggi di poter influenzare sostanzialmente il mercato o anche solo di difendersi in questi settori dalla dominazione 'imperiale' dei grandi gruppi americani, nessun gruppo economico europeo (o asiatico) ha le risorse economiche, tecniche e umane per poter fare concorrenza ai grandi gruppi americani.
Quindi, per non restare sottomessi in questo campo bisogna cambiare le regole del gioco.
Quando il mercato libero non è più in grado di proteggere gli interessi regionali (nazionali, europei, locali) deve intervenire la politica. Un strumento importante di protezione è la protezione doganale, ma oggi questo strumento è mal visto in nome della libertà di circolazione delle merci. Nondimeno nessuno Stato rinuncia a proteggere le economie locali, usando strumenti più o meno sofisticati: aiuti ai settori in crisi, ai nuovi investimenti nelle zone depresse, alle esportazioni, all'agricoltura e simili. Come fanno apertamente o meno sia la Comunità Europea che gli USA.
L'intervento della politica è quindi necessario per lo sviluppo dell'informatica e dell'economia delle macro e micro regioni della periferia. Il mercato globale, se lasciato a se stesso o alle regole imposte dagli americani, (che spesso coincidono, comporta una maggior penetrazione delle multinazionali nelle regioni deboli.
La condivisione delle conoscenze è una condizione dello sviluppo
I bacini di sviluppo economico trovano una solida base di opportunità nella condivisione delle conoscenze.
Ieri come oggi i bacini di sviluppo industriale si basano sulla condivisione delle conoscenze all'interno del bacino stesso. Lo sviluppo tessile nell'area di Biella, della ceramica in quella di Bassano, dell'hardware nella Sylicon Valley, si basano tutte sulla condivisione reale delle conoscenze. I tecnici e i commerciali si parlano, passano da una azienda all'altra, creano nuove aziende. Non vi e' dubbio che questo meccanismo di sviluppo, di moltiplicazione delle iniziative e delle risorse e' estremamente facilitato dalla condivisione delle conoscenza tecniche e commerciali, condivisione non sancita da strumenti ufficiali, ma vera e quotidiana.
I segreti aziendali sono di fatto quasi inesistenti, una complessa rete di informazioni di fatto permette, ove il mercato lo richiedesse, la formazione rapida di nuovi gruppi di lavoro, di nuove aziende, di nuove iniziative.
I copyright e i brevetti vengono utilizzati oramai troppo spesso per ostacolare la concorrenza e lo sviluppo delle periferie. La motivazione originaria del copyright e del brevetto e' oramai stravolta, non serve più a quello per cui sono stati pensati da alcuni decenni, sono diventati strumenti di protezione monopolista.
L'uso spropositato dei brevetti e del copyright e' storia recente, che ci porterebbe a parlare di altri argomenti estremamente interessanti, quali l'uso dei brevetti nei farmaci e nella genetica, ma qui ci limitiamo a parlare del software.
I programmatori non possono più scrivere una riga di codice senza avere un avvocato alla spalle, le spese di avvocati per difendersi dalle cause legali per supposte violazioni di copyright e/o brevetti costano milioni (di Euro o di dollari) solo poche aziende si possono permettere il "rischio" di scrivere software commerciale.
Una proposta di sviluppo regionale basata sul software libero
Esiste una realtà che si basa deliberatamente sulla condivisione delle risorse nel software e che evita i problemi del copyright a chi scrive codice: è il "software libero".
Il software libero è prima di tutto una comunità virtuale, legata da internet, di sviluppatori di software o utilizzatori di software che spesso vivono a migliaia di chilometri di distanza. Queste persone "condividono" le loro conoscenze di software e dintorni.
Il software libero nasce nel 1984 per iniziativa di Richard Stallman, un programmatore del MIT, che, disturbato dal fatto di non poter metter più le mani nei programmi commerciali che l'amministrazione della Università comperava, programmi che potevano venir migliorati nell'interesse della comunità dei programmatori e degli utenti nell'università stessa, decise di scrivere solo programmi liberi, modificabili a piacere da chiunque.
Stallman pensò che non bastasse lasciare i programmi liberi, così come avviene nella musica o nella letteratura per le opere di dominio pubblico, ma che fosse necessario usare un sistema che evitasse che le opere di dominio pubblico venissero a loro volta modificate e soggette al diritto di autore con licenze proprietarie.
Ideò quindi la General Public Licence (GPL), che permette a chiunque di copiare o modificare il programma protetto da questa licenza, alla condizione che l'opera copiata o modificata sia ancora soggetta alla GPL. Una specie di ricursione, una catena di Sant'Antonio della libertà di programmazione.
Il progetto GNU, la creatura di Stallman, è un sistema tipo Unix, completamente libero, ovvero soggetto alla GPL. Quando un buon numero di programmi di base erano già pronti, uno studente finlandese, Linus Torvalds, scrisse un kernel, Linux, che ben presto, grazie all'adozione della GPL, crebbe e si consolidò con il contributo di centinaia di programmatori fino a diventare un sistema operativo di ottima qualità, molto potente e flessibile.
Oggi si contano forse 5 milioni gli utenti di GNU/Linux, molti dei quali negli istituti di ricerca e programmatori.
Anche se la gente comune pensa che la stragrande maggioranza dei programmatori scriva codice per programmi commerciali di largo consumo, questo non è vero. Non ci sono statistiche in merito, ma solo un piccolo numero di programmatori lavora nella grandi case che vendono programmi commerciali di massa (tipo Microsoft, Oracle ecc).
La maggioranza dei programmatori lavora per utilizzatori speciali (industrie, banche, assicurazioni ecc.) che non usano software di massa ma programmi personalizzati o lavora a mantenere il software degli utilizzatori. Anche la società che ha installato Windows utilizza l'assistenza continua di specialisti.
Perché il software libero è meglio?
Perché un programmatore dovrebbe preferire il software libero?
Un programmatore che lavora con il software libero può attingere a piene mani da programmi di utilità e dalle librerie libere, per cui lavora e produce molto più velocemente e scrive codici che si basano su software di ottima qualità, quindi e' in grado di produrre codici di ottimo livello rapidamente.
Poi non ha bisogno di avere avvocati alle spalle. Attingendo al software libero con licenza GPL o simile, non ha alcun rischio legale di aver anche inavvertitamente copiato o utilizzato software proprietario.
Per ultimo può, se vuole, farsi aiutare da altri programmatori che condividono le idee sul software libero, per provare e modificare il codice. Ovviamente il codice risultante deve essere anche lui 'libero'.
Perché un cliente dovrebbe preferire il software libero?
Molti utilizzatori pensano che il software commerciale sia migliore di quello libero, che sia più provato e meglio supportato dalle case commerciali. Questo e' in parte vero, almeno per alcuni programmi commerciali.
Ma una gran parte dei programmi 'liberi' si sono dimostrati di qualità uguale o superiore a quelli proprietari. Grazie appunto al meccanismo della condivisione delle conoscenze che velocizza enormemente lo sviluppo e le prove dei programmi.
Se un utilizzatore ha bisogno di qualcosa di speciale per la sua attività, ha bisogno di programmi scritti appositamente per lui, non reperibili sul mercato.
In questo caso il software libero è vincente: l'utilizzatore potrà sempre avere accesso al codice per future migliorie o revisioni anche nel caso che il programmatore originale non sia più disponibile.
Inoltre qualsiasi programmatore può supportare l'azienda in quanto il codice è aperto.
Scrivere codice libero costa meno di quello proprietario, in quanto si basa su librerie e pacchetti liberi presistenti che è inutile riscrivere.
Perché lo Stato dovrebbe decidere l'introduzione del software libero?La situazione dell'elettronica italiana e del software in particolare è tragica, per chi ne vuole sapere di più si rimanda alle analisi fatte dal Prof. Meo del Politecnico di Torino.
Lo Stato ha la possibilità di introdurre il software libero in un numero sterminato di luoghi: a partire dalla scuola, ma anche nei comuni, negli ospedali, nei trasporti, nelle strutture di servizi in genere.
Cos' facendo un programma che risolve un problema in un comune o in un ospedale potrebbe venir riutilizzato con modeste modifiche in un altro comune.
L'introduzione del software libero nelle Pubbliche Amministrazioni avrebbe dei semplici risultati:
-una minor spesa
-un aumento dei tecnici in grado di operare nel software
-una maggior rapidità di soluzione
Quindi un guadagno netto sia per le casse dello Stato che per la conoscenza e la formazione.
Non so quanto denaro gli enti pubblici di fatto spendano in software proprietario, ma credo siano somme enormi.
Quando vedo enti pubblici che organizzano corsi di informatica (in realtà solo per imparare ad usare un applicativo di videoscrittura di una casa monopolistica) penso a quante energie e soldi vengono sprecati.
Le forze politiche dovrebbero sensibilizzarsi a questo problema.
L'utilizzo di software libero potrebbe formare una generazione di programmatori 'liberi', farebbe risparmiare allo Stato somme importanti e creerebbe opportunità di lavoro per decine di migliaia di giovani.
L'abilità nel programmare autonomamente, svincolati dal dominio delle multinazionali americane, potrebbe formare un ambito di conoscenze condivise, favorevole allo sviluppo di attività legate al software, che notoriamente non hanno bisogno di grandi investimenti e si adatta quindi alle aree con forte densità di persone con capacità culturali elevate e scarsità di capitali.
Alcuni esempi ci fanno ben sperare per il futuro: le amministrazioni comunali di Firenze e di Lodi e quella Provinciale di Pescara hanno già preso posizione in favore del software libero, aspettiamo che anche le altre si sveglino e che si svegli in particolare il Ministero della Pubblica Istruzione.
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