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antonio bernardi
docente di informatica
presso l'I.P.C. Fabio Besta di Treviso
Un elemento costante dell'informatica nella scuola e' sempre stato ed
e' tuttora quello di aver a che fare con software strettamente
proprietario (non libero) e commerciale ossia a pagamento, soggetto a
licenze restrittive e vessatorie (installare su un solo computer,
divieto di copia, ecc.), con assoluta carenza di documentazione.
In cio' la scuola e' sempre stata, ed e' tutt'ora, in balia delle
case produttrici di software, sia prima che dopo l'acquisto del
materiale software.
La difficolta' per chi lavora nel settore, percio', e' di due aspetti:
- il primo e' rappresentato dal fatto che essendo software
proprietario, i sorgenti non sono, in genere, disponibili e percio' non
e' possibile "metterci su le mani" (non e' intelligibile), e'
possibile solo usarlo, mentre avere libero accesso al software, con la
possibilita' di modificarlo e distribuirlo senza restrizioni, e' da
molti considerato un diritto fondamentale;
- il secondo aspetto e' rappresentato dal fatto che essendo software
proprietario (commerciale) e' costoso e cio' impedisce agli insegnanti
un'eventuale acquisizione per sperimentazione, un'eventuale prova sul
software stesso, e soprattutto in termini didattici non si puo' copiare
su altri elaboratori gratuitamente.
Per quanto riguarda il primo aspetto, la conseguenza e' che spesso il
ruolo della scuola da formativo diventa addestrativo, cioe' si
addestrano gli studenti a certe interfacce, su certi programmi in
maniera subalterna al mercato.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, la scuola, per questo suo
ruolo subalterno, anziche' essere remunerata dalle societa' produttrici
di software, paradossalmente le deve anche pagare.
L'insegnante diventa subalterno al mercato e con esso lo diventano la
scuola e il Ministero della Pubblica Istruzione nel settore
dell'informatica, limitando e/o perdendo uno dei diritti fondamentali
della scuola stessa che e' la liberta' d'insegnamento.
Queste limitazioni alla liberta' d'insegnamento si manifestano
sopratutto per chi opera nel settore dell'informatica sia direttamente
che indirettamente.
Personalmente ho sempre pensato che se nella scuola si insegna un
determinato prodotto software di tipo commerciale questo prodotto non
solo dovrebbe essere dato a titolo gratuito alla scuola, ma poiche' la
scuola "addestra"su quel prodotto, rispetto ad un altro, e svolge
apertamente una forma di propaganda per quel prodotto, questa propaganda
svolta dalla scuola dovrebbe essere remunerata da quella determinata
societa'.
Nella realta' avviene il contrario: non solo la scuola non viene
remunerata per l'attivita' di propaganda, ma anzi paga quel determinato
prodotto software (e in certi casi profumatamente), generando un vero e
proprio paradosso.
Se per una azienda puo' essere comprensibile acquistare un software commerciale (chiavi in mano) pagando quello che ritiene opportuno, perdendo qualsiasi tipo di liberta' sul prodotto se non quella di usarlo, questo non e' altrettanto accettabile per la scuola il cui fine principale e' appunto la formazione culturale in un ambiente libero, in un ambiente in cui ogni singolo insegnante dovrebbe scegliere liberamente i contenuti del suo insegnamento (il suo "libro di testo", se si stabilisce a grandi linee l'uguaglianza software=libro di testo).
L'esigenza di liberta' nel settore del software e' sempre stata
sentita e per questo motivo alla fine degli anni '80 e' nata negli Stati
Uniti, per opera di Richard Stallman ricercatore del MIT, la Free
Software Foundation con il preciso scopo di creare e diffondere la
filosofia del software libero (software inizialmente chiamato free
software e attualmente Open Source), e cio' per liberare gli
utilizzatori di software dalle leggi che permettono restrizioni e
vessazioni all'uso del software stesso.
La Free Software Foundation si basa sul lavoro volontario di persone
che condividono la filosofia espressa da Richard Stallman e su donazioni
di software da parte di societa' commerciali e, sulla base dei principi
sopraesposti la Free Software Foundation ha dato origine al progetto
GNU.
GNU e' un gioco di parole che significa Gnu's not Unix.
In realta' GNU e' un progetto che si e' proposto di creare uno Unix
non commerciale compatibile con tutte le specifiche Unix.
E la Free Software Foundation vi e' riuscita utilizzando anche il
lavoro di uno studente finlandese, Linus Torvalds, che ha creato il
nocciolo di questo sistema: Linux.
Linus Torvalds, successivamente, ebbe modo di dire che la cosa
migliore che aveva fatto era stata quella di aver reso Linux libero e
gratuito.
Percio' possiamo dire che Linux e' un sistema operativo (inserito nel piu' ampio progetto GNU) libero e gratuito grazie all'opera di Richard Stallman e Linus Torvalds, e all'opera di centinaia di progettisti software sparsi in tutto il mondo che attraverso Internet sviluppano continuamente il sistema Linux.
"Come ciascuno puo' leggere quello che da altri e' stato scritto e rielaborare le idee ivi contenute, come ciascuno puo' utilizzare le dimostrazioni di matematica e le teorie di fisica per i propri scopi, allo stesso modo ognuno dovrebbe essere autorizzato a leggere e rielaborare i programmi esistenti, perche' il patrimonio 'culturale' informatico possa accrescersi a beneficio di tutti gli utenti di calcolatori e, piu' in generale, per un utilizzo proficuo della tecnologia attuale. In effetti, nei primi anni di sviluppo dell'informatica tutto il software era liberamente disponibile a tutti." (Verso un'etica del software ne "Il giornale dell'Ingegnere" http://animal.unipv.it/GNU/).
Forse che un insegnante per spiegare il teorema di Pitagora deve
pagare delle royalty agli eredi di Pitagora?
Forse che un alunno, ogni volta che utilizza il teorema di Pitagora
per risolvere un problema, deve pagare altrettante royalty?
Il prodotto software secondo la Free Software Foundation deve essere
visto come un teorema di matematica o una qualsiasi teoria scientifica.
Per questo motivo la Free Software Foundation assoggetta il suo
software ad una particolare licenza che si chiama GNU GPL (General
Public License) un apposito copyright che, al contrario delle licenze
del software commerciale, non limita la diffusione del software, bensi'
la favorisce impedendo al tempo stesso speculazioni sul software stesso.
Questa licenza permette di mettere una copia del software in ogni
computer, a scuola o al lavoro, di prestarlo agli amici, ecc.
La licenza consente a chiunque di ridistribuire o di modificare il
software (gratuitamente o a scopi di lucro) purche' tali attivita' siano
rese disponibili a tutti.
Vi e' da specificare poi che libero non significa necessariamente gratuito, nel senso che sul software libero un venditore puo' farsi pagare, ma si deve sapere che l'utente paga il servizio, la manutenzione, l'addestramento ma non il software (il teorema).
Gratuito, di converso, non necessariamente significa libero, nel senso che potremmo avere un software commerciale dato gratuitamente (come StarOffice ad esempio), ma senza sorgenti e senza la possibilita' di "metterci su le mani".
Il software sotto licenza GNU GPL e' libero e gratuito nel senso che
per ogni programma vengono forniti i sorgenti, vengono consentite le
modifiche (libero) e per il programma e i sorgenti non si deve pagare
nessuno, si paga eventualmente, come detto, il servizio di chi li
fornisce.
E non si pensi che software libero e gratuito significhi di bassa qualita'.
Non e' il mercato del software a stabilire la direzione di sviluppo
di Linux, ma le esigenze dei suoi utilizzatori, e Linux permette il
controllo totale sul sistema, presupposto indispensabile per un
insegnamento libero.
Che senso avrebbe insegnare informatica o materie che implicano una
cultura informatica se le cose che dobbiamo insegnare non sono
totalmente intellegibili? se dobbiamo dipendere culturalmente da chi ci
fornisce il software? se dobbiamo diventare ostaggi di un'azienda
informatica?
E' semplicemente ridicolo che si debba insegnare con la minaccia della Guardia di Finanza per le copie del software che facciamo a scuola!
L'unico modo per rifiutare queste vessazioni e' quello di utilizzare, nel nostro insegnamento, il software Open Source e Linux in particolare.
Per Linux e' disponibile una quantita' enorme di software, sia
Open Source che commerciale (sia ad interfaccia grafica che ad
interfaccia a carattere).
Praticamente tutti i programmi scritti per
un qualunque Unix, possono girare su Linux.
Tra i linguaggi di programmazione troviamo il c/c++, Basic, Pascal, Lisp, Fortran, Cobol, Perl, Java, Tk/Tcl, ecc. tutti Open Source, naturalmente vi sono anche dei linguaggi proprietari-commerciali (per esempio AcuCobol) a pagamento.
Per quanto riguarda la produttivita' individuale e l'automazione d'ufficio troviamo StarOffice un prodotto commerciale, che e' gratuito per usi non commerciali, come l'uso didattico o di studio.
Tra i prodotti di database Open Source e gratuiti troviamo PostgreSQL, tra quelli commerciali non gratuiti troviamo Oracle.
Vi sono parecchi prodotti di carattere scientifico, matematico e ingegneristico: Matlab, Mathematica, Maple V e altri.
Per quanto riguarda la gestione delle reti essa viene
implementata, in maniera nativa, con protocollo TCP/IP, lo standard di
Internet, per cui e' semplice progettarsi delle lan o delle intranet a
scuola, e possiamo dire che il punto forte di Linux e' proprio la
gestione del networking.
Al riguardo vi e' il software Samba per
comunicare con reti Microsoft, il software IPX per comunicare con reti
Novell, il software Appletalk per comunicare con reti Mac.
Con Linux avete la possibilita' di installare un server Web automaticamente grazie al prodotto Apache, che sta diventando uno standard nei sistemi Unix.
Come browser Web avete la possibilita' di installare Netscape
(Mozilla) che è notoriamente un prodotto ad interfaccia grafica, o lynx
che e' ad interfaccia a carattere.
Con Linux avete a disposizione il linguaggio Perl (per programmi
CGI) e il linguaggio Java, che e' lo standard di fatto, per programmi
multimediali in ambiente di rete.
Chiunque puo' prelevare, attraverso Internet, il software Linux e distribuirlo. Da cio' e' nato il concetto di distribuzione. Le distribuzioni sono costituite da una raccolta scelta di software libero. Inoltre in ogni distribuzione troviamo un programma di setup che consente di installare velocemente tutto il software contenuto in una distribuzione. Attualmente vi sono molte distribuzioni stabili di Linux versione 2.0.x, le piu' diffuse sono la RedHat, la Slackware, la Debian. Il costo e' abbastanza limitato: basta acquistare una rivista (ad esempio IoProgrammo n. 11) e con 14.900 lire avete Linux versione Slakware completo; basta acquistare un libro su Linux (es. Barkakati ed. Apogeo, o Peterson, ed. Mc Graw Hill) e con circa 60 mila lire avete un testo per iniziare e circa 500 mega di software, di ottima qualita' e gratuito tra cui Linux.
La documentazione e' sempre stato un problema fondamentale per chi
utilizza in vario modo il software.
In Linux la documentazione e' parte integrante di ogni distribuzione
ed e' fornita nel software stesso in varie forme: abbiamo le pagine di
manuale (man), documenti info, ipertesto a carattere, gli howto, le faq
e i libri LDP.
Gli howto per esempio sono documenti che insegnano come fare per
risolvere un problema. Questi howto sono in lingua inglese e il gruppo
Pluto (ILDP) si sta
facendo carico di tradurli in italiano.
Al riguardo la casa editrice Apogeo li ha recentemente pubblicati.
Per chi ha accesso ad Internet suggerisco la consultazione degli
Appunti Linux, di Daniele Giacomini, all'indirizzo http://www.pluto.linux.it/ildp/AppuntiLinux/index.html
che tratta molti argomenti, dall'installazione di Linux alla gestione di
un server web, dalla programmazione in C, in Perl, in Java alla gestione
di un dbms con PostgreSQL.
Insomma una ricchissima raccolta di argomenti per la didattica
dell'informatica in ambiente Linux.
Linux e' un sistema operativo libero e gratuito, ma la liberta' si paga e il prezzo da pagare e' il seguente:
- Linux non e' garantito, il software non ha nessuna garanzia nel senso che non potete citare per danni nessuno.
- Linux e' relativamente facile da installare ma non altrettanto da configurare. La configurazione necessita di un minimo di conoscenze informatiche e di pazienza. Una volta che sapete configurare il sistema, per i vostri scopi, siete liberi di personalizzarlo a vostro piacere.
- Linux e' privo di supporto tecnico locale, nel senso che vi dovete arrangiare da soli, eventualmente si puo' chiedere aiuto via Internet.
Ma questi potrebbero essere limiti per una azienda, non per una scuola che per sua natura puo' ovviare a questi limiti all'interno di se' stessa, utilizzando le proprie risorse, che in certi casi sono tutt'altro che scarse.
Oggi assistiamo al monopolio software della Microsoft basato
soprattutto su processori Intel, che ha sostituito il monopolio della
IBM degli anni '70/'80.
Da quanto esposto nella prima parte, Linux puo' svolgere un ruolo
importante in quanto e' un elemento di liberta' e di liberazione da
questo monopolio.
Ci dobbiamo affrancare da questo monopolio, pena lo slittamento, l'appiattimento della cultura informatica nella scuola in una specie di addestramento psicomotorio, pena l'alienazione da ogni processo logico-cognitivo che sottende le operazioni che svolgiamo.
I computer e le tecnologie informatiche in essi incorporate vengono
sempre piu' visti come oggetti di culto e di consumo e sempre meno come
strumenti di lavoro che devono essere usati, con cognizione di
causa, per risolvere i vari problemi.
L'informatica vista come oggetto di consumo si riduce cosi' ad una
abilita' psicomotoria vanamente legittimata da coloro che affermano
essere il videogioco la piu' grande rivoluzione epistemologica di
questo secolo.
Con questa ideologia, che stabilisce "sottobanco" l'equazione
computer=informatica, si fa credere che acquistare computer sempre piu'
recenti equivalga a possedere una cultura informatica piu' avanzata.
Tanto e' vero che nei depliant pubblicitari di molte scuole troviamo
"esibito" solo il numero di computer, ultimo modello, posseduti.
Con Linux, invece, possiamo riutilizzare i vecchi 386 con 4 mega di
ram e 40 mega di disco fisso, che i nuovi prodotti Microsoft hanno messo
fuori mercato (naturalmente non si possono pretendere prestazioni
elevate), ma didatticamente vanno benissimo.
Linux da' la
possibilita' di riutilizzare vecchio materiale hardware (dai processori,
agli schermi, alle schede ethernet, ecc.) anche i 286, con il dos
Caldera, potrebbero essere usati come terminali per telnet per svolgere
esercitazioni sui comandi Linux, e-mail, Perl, vi, ecc. e, con il
programma Arachne, come browser grafici.
Non e' improbabile che proprio la politica della Microsoft, che rende "obsoleto" hardware ancora valido, permettera' a piu' persone di utilizzare e sviluppare Linux, avendo da una parte hardware gratis (computer "obsoleti") e dall'altra il software Open Source in ambiente Linux.
Quindi Linux offre un ruolo di liberta' a tutti i livelli, di cultura informatica ma anche economico.
L'amministrazione scolastica (Ministero della Pubblica Istruzione,
Provveditorati, IRSSAE) incentivando Linux nella scuola, si libererebbe
da eventuali condizionamenti, sia economici che culturali, del mercato.
Gli insegnanti e le singole scuole, di converso, decidendo di
utilizzare Linux e il software Open Source,
possono liberarsi dagli impacci burocratici, dalle solite ristrettezze
di bilancio e da ogni altra pressione.
L'informatica sta andando verso la comunicazione: dalla elaborazione e trasmissione dei dati degli anni '70/'80 stiamo andando verso l'elaborazione e la trasmissione della comunicazione, intesa come multimedialita' (testo/dati, immagini, filmati e suoni). In questo quadro assumono grande importanza le reti. Nelle scuole si stanno implementando le reti attraverso server NT o Novell, che sono entrambe proprietarie e a pagamento. Tutto il software che ci sta sopra e' proprietario e/o a pagamento. Linux e' un sistema operativo di rete, e' un sistema che implementa la distributivita' delle risorse, permette di installare, con relativa facilita', delle intranet nelle scuole e dei server web, e permette la multimedialita' attraverso il protocollo http e lo standard html. Una volta installato nelle scuole il software libero e gratuito, le societa' commerciali dovranno tenere un diverso atteggiamento nei confronti delle scuole stesse, dovendo quanto meno offrire gratuitamente il loro software.
Ma nelle scuole dovrebbero essere le societa' commerciali che, oltre ad offrire gratuitamente i loro prodotti software, dovrebbero finanziare la scuola, in quanto gli insegnati addestrano personale a costo zero per le aziende.
E' ovvio che se uno studente viene formato su un prodotto x rispetto al prodotto y poi nel lavoro cerchera' e/o fara' acquistare x e non y, e di questo si e' ben reso conto anche il Times quando, a proposito dell'accordo tra Toni Blair e Bill Gates per fornire tutte le scuole britanniche entro il 2002 di collegamenti ad Internet tramite la Microsoft, osserva che le scuole inglesi "sono un settore in cui Gates non ha ancora una posizione di monopolio. Ed e' un settore cruciale: se riuscira' ad accaparrarselo, Gates puo' star certo che una volta che i bambini avranno imparato a lavorare sui sistemi della Microsoft, gli resteranno fedeli tutta la vita" (9/10/1997 La Repubblica).
Sta qui l'importanza del software Open Source
e dell'introduzione di una vera cultura informatica che eviti di operare
un condizionamento su certi prodotti. Orbene, se la scuola forma gli
studenti su un prodotto Open Source:
1.- la ditta commerciale x se vuole introdurre nella scuola il suo
prodotto commerciale lo deve dare quantomeno a titolo gratuito;
2.- la scuola potrebbe chiedere una contropartita alla societa'
commerciale x per formare gli studenti su quel prodotto commerciale.
Comunque io penso che scopo dell'informatica nella scuola non sia quella di creare fedeli ad una societa' di software, ma studenti liberi di orientarsi su qualsiasi tipo di software con cognizione di causa liberandoli da qualsiasi giogo dell'industria monopolistica dell'informatica.
In tal modo si riafferma al tempo stesso la liberta' d'insegnamento e la centralita' dell'uomo sulla macchina.
Analizzando la politica scolastica del Ministero della Pubblica Istruzione in questi ultimi anni sembra quasi che la cosa che interessi di piu' sia quella di spendere miliardi per acquistare hardware e software in maniera subalterna all'industria monopolistica dell'informatica piuttosto che quella di investire miliardi in "risorse umane" per sviluppare nella scuola italiana una vera cultura informatica.
- Non sono mai riuscito a capire perche' i programmi scolastici di informatica delle classi V dell'Istituto Professionale per il Commercio, non siano mai stati aggiornati, dal 1971 ad oggi, a fronte di un dichiarato interesse per l'informatica da parte del Ministero in questi ultimi 20 anni.
- Non riesco a capire come mai il programma di informatica, nella scuola professionale ad indirizzo informatico (classi IV e V progetto '92), non preveda l'utilizzo del laboratorio di informatica a fronte di spese per centinaia di miliardi per l'acquisto di computer nelle scuole di ogni ordine e grado.
Chi insegna la disciplina informatica nell'Istituto Professionale per il Commercio non ha diritto di utilizzare i computer.
La mia impressione e' che l'unico interesse, nel settore dell'informatica, da parte del Ministero sia quello di spendere e basta.
Adesso vi sono da spendere 1.000 miliardi per le "Tecnologie Didattiche" e la cosa piu' buffa alla quale abbiamo recentemente assistito e' stata quella di vedere come molti insegnanti siano stati invitati, dall'amministrazione scolastica, ad aggiornarsi sul tema oggetto dello stanziamento miliardario, a loro spese!
Evidentemente al Ministero non interessa farsi carico di aggiornare gli insegnanti in questo settore, non interessa modificare e/o aggiornare i programmi scolastici e il quadro orario, al Ministero basta che gli insegnanti dicano di si, tanto la scuola deve rimanere subalterna all'oligopolio dell'informatica.
La scuola evidentemente e' la "vacca da mungere".
E le scuole, gli insegnanti e il loro insegnamento, a vario titolo,
devono servire solo da copertura a questo business.
Tanto, se poi gli studenti escono dalla scuola privi di preparazione
informatica, la colpa e' degli insegnanti!
Il Ministero e i burocrati ministeriali sono a posto, hanno fatto
tutto il possibile: hanno fatto spendere 1.000 miliardi a favore dei
monopolisti dell'informatica.
L'utilizzo di Linux e', a mio avviso, una buona strada da percorrere
da chi insegna informatica o materie che implicano l'utilizzo di una
cultura informatica e ci tiene alla propria liberta' e vuole rivendicare
un ruolo non subalterno, rapportandosi correttamente con le societa'
produttrici di software commerciale.
Nell'ipotesi che si parta da zero, per implementare Linux nella
propria scuola, ci vorra' del tempo.
Nessuno puo' aspettarsi di diventare, in una notte, un esperto di
sistema Linux, ne' un esperto di reti, o di database.
Ma non ci dobbiamo scoraggiare.
Per implementare l'ambiente Linux nelle scuole ed essere operativi
didatticamente ci possono voler dai due ai tre anni di lavoro, a seconda
del livello di partenza, acquisendo:
- per prima cosa dimestichezza con il sistema operativo, la sua
installazione, la ricompilazione del kernel, la gestione del file
system, ecc.;
- in second'ordine padronanza con gli applicativi di vario tipo e i
vari linguaggi di programmazione (StarOffice, Netscape, Lynx, Perl,
Java, c/c++, ecc. a seconda delle esigenze);
- successivamente, per chi ne ha necessita', familiarita' con la
gestione delle reti, gestione del server web (Apache), ecc. costruendoci
delle intranet a scuola senza la necessita' del collegamento esterno a
Internet.
Una volta raggiunto un certo grado di confidenza con il sistema si
possono trasferire le conoscenze acquisite in termini didattici (a
seconda delle materie d'insegnamento).
I risultati didattici pieni si potranno vedere solo dopo tre anni
circa.
Non sono possibili scorciatoie, pena la frustrazione e l'insuccesso.
Dobbiamo unire gli sforzi promuovendo incontri e varie forme di collaborazione tra insegnanti e scuole interessate a questa filosofia, in tutt'Italia.
La mia proposta concreta percio' e' quella di cominciare con l'installazione del sistema operativo Linux su uno o piu' elaboratori della propria scuola, sui quali provare i vari tipi di software a seconda delle esigenze delle scuole, per poi passare ad installarlo in un'aula per la didattica, utilizzando in questo modo il software libero, sia nell'insegnamento dell'informatica che nell'insegnamento piu' in generale.
Per gli insegnanti di matematica ed informatica, la proposta e'
quella di utilizzare il linguaggio Perl, su piattaforma Linux, per lo
svolgimento degli algoritmi di base.
Per gli insegnanti di trattamento testi di insegnare l'html e
l'utilizzo di vari browser (dal lynx al Netscape) su piattaforma Linux;
Per gli insegnanti di informatica la proposta e' quella di
utilizzare l'ambiente Linux per tutti gli argomenti del programma da
svolgere.
Per chi insegna nelle scuole ad indirizzo commerciale la proposta e'
quella di introdurre elementi di commercio elettronico (penso ai
programmi CGI in Perl o procedure in Java) su piattaforma Linux.
Nelle scuole ad indirizzo tecnico-scientifico la proposta e' quella di utilizzare i prodotti di cad, di matematica e di tipo scientifico in generale su piattaforma Linux oltre ai linguaggi di programmazione tradizionali.
Non e' semplice iniziare ne' sara' semplice implementare una didattica basata sul software libero e/o gratuito nella scuola, ma allora perche' usare Linux se dobbiamo fare piu' fatica?
E' qui il punto.
E' un problema di liberta' e di professionalita'.
Come insegnante posso affermare che un conto e' insegnare su un prodotto Open Source o su un prodotto commerciale scelto liberamente secondo criteri didattici, un conto e', invece, insegnare su un prodotto commerciale proprietario che viene imposto dal mercato e /o dall'amministrazione scolastica (surrettiziamente).
riviste in lingua italiana che trattano anche il sistema operativo
Linux
ioProgrammo, ed. Master (mensile);
siti internet in Italia
ILDP (Italian Linux Documentation Project):
http://www.pluto.linux.it/ildp
Appunti Linux:
http://www.pluto.linux.it/ildp/AppuntiLinux/
per la consultazione on-line;
ftp://ftp.pluto.linux.it/pub/pluto/ildp/AppuntiLinux/
per la distribuzione impacchettata.
Appunti Linux e' un documento voluminoso, a questo proposito, la
pagina iniziale della versione HTML (on-line) riporta l'elenco dei
mirror, e si prega vivamente di utilizzare questi ultimi per non
affollare il sito di origine.
Linux HOWTO tradotti:
http://www.pluto.linux.it/ildp/HOWTO/index.html
principali distribuzioni Linux e indirizzi internet (dove
acquistarle)
Debian GNU/Linux: http://www.debian.org
RedHat: http://www.redhat.com
Caldera OpenLinux: http://www.caldera.com
Le distribuzioni Slackware, Red Hat e Debian (e altre ancora) si possono acquistare all'indirizzo: http://www.cheapbytes.com
elenco software Open Source e commerciale
Un elenco di software si può trovare al sito: http://www.xnet.com/~blatura/textonly.shtml
la filosofia del software libero
Il progetto GNU: http://www.gnu.org
20 ottobre 1997
1 settembre 1998
antonio bernardi brngb@tin.it
Per informazioni sul progetto "Linux nella didattica": http://didattica.swlibero.org.