La "pirateria" del software a scuola: una forma di servilismo


Che cos'è la pirateria del software?

Per pirateria del software si intende copiare software sottoposto a licenza proprietaria senza averla pagata, cioè senza pagare un centesimo. In sostanza "copiare sottobanco".

E' bene dire subito che la pirateria esiste solo per il software proprietario, in quanto quello con licenza d'uso libera (copyleft o simili), chiamato software libero, permette la copia senza alcuna restrizione ed anzi la copia del software, rilasciato con questa licenza, viene incoraggiata dalla licenza stessa.


A chi serve la pirateria?

E' evidente che, se a fronte di software che può essere liberamente copiato, viene "copiato sottobanco" (piratato) software proprietario si contribuisce alla sua diffusione e si impedisce la conoscenza e lo sviluppo del software libero.

E questo a tutto vantaggio del software proprietario.

Né è possibile portare a difesa del "pirata" il fatto che, tutto sommato, farebbe perdere degli introiti alle varie società produttrici di tale software, quasi come fosse un "esproprio proletario", in quanto mai nessuno studente (o insegnante) sarebbe disponibile a pagare per un programma come MSOffice quando nel mercato ne esiste uno di analogo, OpenOffice, gratuito e libero.

La copia piratata, in questo caso, serve solo a soffocare l'alternativa libera.

E così il pirata del software svolge, gratuitamente, il ruolo di "strillone" (una forma di pubblicità anche se inconsapevole).

A tutto questo si aggiunga che legittima, accettandolo, non solo il software proprietario stesso ma anche i formati proprietari, una vera "palla al piede" per la libera circolazione delle informazioni e delle idee.

In più il pirata (e la pirateria in generale) si pone in una situazione di debolezza nella società in quanto costantemente minacciato e ricattato dalle leggi contro la copia abusiva del software proprietario.

Non ha voce in capitolo, perde il diritto di parola e non si fa rispettare.

Infine il pirata del software, con il suo operare, non educa alla cultura della legalità non rispettando il principio del diritto di autore, diritto sul quale si basa anche il software libero che difende la sua libertà attraverso licenze apposite (la più importante è la GPL).

Ne consegue che il pirata arreca un danno per l'uso consapevole del software tra le persone che in questo modo ignorano la differenza tra i due titpi di software.

Perciò la pirateria è nei fatti contraria alla libertà del software e gioca un ruolo servile nei confronti del monopolio informatico.

Prova ne sia che recentemente la Microsoft, come criterio di scelta del software per le scuole, suggeriva "la diffusione nelle case" senza preoccuparsi se piratato o meno (Lettera di Microsoft alla Commissione VII del Senato, http://www.interlex.it/pa/msoft.htm).



Conclusioni

Chi piratando software crede di compiere un'azione trasgressiva, antagonista, di libertà, magari contro il monopolio, si sta ingannando, perché agisce paradossalmente a vantaggio degli interessi del monopolio informatico, che lo ripaga definendolo "volgare criminale".

Nella scuola dobbiamo ribellarci alla pirateria del software e al software proprietario monopolistico riappropriandoci dei nostri diritti nel settore delle nuove tecnologie.

A scuola è il software libero l'alternativa a chi vorrebbe, attraverso licenze proprietarie e brevetti sugli algoritmi, sigillare la conoscenza e toglierci la libertà di parola, magari aiutato dalla pirateria.

Allora facciamoci rispettare: usiamo software libero!