Software a scuola: prodotto o cultura?



1. Due tipi di software: proprietario e libero.


Nel mercato del software, in questi ultimi anni, si sono affermati due tipi di software: quello proprietario e quello libero.

Se il successo del software proprietario lo si deve in particolar modo alla politica della Microsoft, il succcesso di quello libero lo si deve principalmente ai lavori di Richard Stallman e di Linus Torvalds, che hanno creato l'opportunità della nascita di una comunità legata ad una concezione della "conoscenza libera".

Sotto questo aspetto potremmo dire che il software proprietario corrisponde ad una "macchina a cofano sigillato". Il cofano potrebbe anche essere trasparente ma comunque, questa macchina, può solo essere usata, non si può né studiare, nè modificare, né riprodurre (copiare).

Viceversa il software libero corrisponderebbe ad "una macchina a cofano apribile". Questa macchina oltre ad essere usata può essere studiata, modificata ed anche riprodotta (copiata) per la vendita.


Il software proprietario, sostanzialmente identificato con il sistema operativo Windows e i suoi applicativi, è il software più usato nelle scuole.

Viceversa il software libero, che si identifica sostanzialmente con il sistema GNU/Linux, nelle scuole ha ancora un utilizzo percentuale non significativo.


Ma questo fatto non può essere preso come indicatore di validità didattica.

Infatti è stata la stessa Microsoft, già nel 1998 (Halloween II), a dichiarare Linux didatticamente superiore al software proprietario in quanto svilupperebbe la creatività degli studenti.


E sono molti i motivi per utilizzare Linux nella didattica.

Analizziamoli.



2. Tre buoni motivi per usare GNU/Linux nella didattica


2.1 Motivo culturale.

Il software libero è importante a scuola in quanto portatore di una cultura i cui valori sono:

la libertà, l'uguaglianza, la solidarietà e la meritocrazia.

Per questo motivo riteniamo che il software libero sia, non solo un prodotto ma soprattutto, una cultura che coinvolge, nella multimedialità, tutte le materie trasversalmente.

Ma non nel modo che intende il mercato monopolistico e, fino ad oggi, anche il MIUR.

L'insegnante non direttamente coinvolto nelle nuove tecnologie non è utilizzando Internet o promuovendo tesine multimediali per l'esame di Stato con Powerpoint che innesta il suo insegnamento nella società dell'informazione. Tuttaltro, cambia solo "matita"!

E' sviluppando la consapevolezza dei vantaggi e degli svantaggi dell'uso delle nuove tecnologie, propria della cultura del software libero, che collocherebbe il proprio lavoro nella scia della cultura scientifica.

Usando il software libero l'insegnante e lo studente, ma potremmo dire l'utente in generale, partecipano alla cultura della sperimentazione, se vogliono possono "aprire il cofano" liberamente e contribuire assieme ad altri al movimento per lo sviluppo di questa cultura e di questo software.

L'insegnante non sarà più un mero piazzista succube del monopolista, lo studente non sarà più un mero consumatore di tecnologia ma entrambi potranno imparare a padroneggiare la tecnologia e quindi diventare protagonisti.

In poche parole diciamo che il software libero nella scuola sposta l'attezione dalla macchina all'uomo: con questo software è la macchina al servizio dell'uomo e non vicerversa.


Oggi le nuove tecnologie basate sul software proprietario monopolistico mettono in forse alcuni diritti fondamentali dei cittadini.

Mi riferisco al diritto di parola e al diritto di stampa (intesa come copia).

Il diritto di parola viene negato impedendo di modificare il software, impedendo agli altri di "entrare in gioco" in questo settore cruciale, accentuando la posizione di monopolio.

Il diritto di stampa viene negato impedendo ai cittadini la riproduzione del software, ovvero impedendo la copia dell'informazione. Anzi vi sono avvisaglie che, usando software proprietario, l'utente non solo non potrà più copiare le sue informazioni ma verrà espropriato anche delle sue proprie informazioni.


Ecco questi temi coinvolgono tutte le materie sia direttamente che indirettamente.

Allora gli insegnanti dovrebbero prendere coscienza che non é acquisendo un libro multimediale (libro+CDROM) o usando Internet che la loro materia si aggiorna.

E' invece introducendo tematiche come quelle relative ai diritti ricordati precedentemente, ai brevetti e al diritto d'autore nel software, al monopolio del software, al rapporto uomo-macchina, alla cultura sperimentale nel software, ecc., che queste discipline si rapportano e interagiscono con la cultura della "società della conoscenza".


I vantaggi, oltre a quello culturale, sono anche di carattere economico e tecnico.



2.2 Motivo economico.

Economico, perché non costringe l'utente (studente, insegnante, genitore) ad inseguire mode del mercato, ma permette:

a) di poter usare macchine considerate impropriamente obsolete;

b) di usare software di alta qualità senza svenarsi (pagherebbe solo modiche cifre accessibili a tutti).

In questo contesto la possibilità di copiare liberamente il software educa anche alla cultura della legalità combattendo la pirateria del software.



2.3 Motivo tecnico.

Tecnico, in quanto è risaputo che il sistema GNU/LINUX è tecnicamente ad alto livello. Non importa, soprattutto per istituzioni educative e per gli studenti, se superiore o inferiore rispetto al software proprietario monopolistico.

Per esempio nella scuola non solo si risparmierebbe nelle licenze ma anche nello spreco del tempo passato da tecnici e altri nella continua riconfigurazione delle macchine, reinstallazione del software, ecc.

Una volta installata una rete GNU/Linux bastano pochi interventi, proprio perché il sistema citato è nato per la multiutenza e anche gestire centinaia di utenze diventa una sciocchezza.

Gli insegnanti che hanno le opportune competenze possono gestire in proprio reti, server di posta, server web, ecc., creando un ambiente didattico altamente formativo nel settore delle nuove tecnologie.

Si hanno i sorgenti: per una scuola e per uno studente questo è il massimo che si possa chiedere a livello educativo.

Ma non tutte le scuole e gli insegnanti hanno le opportune competenze tecniche.

Giusto.

Con il software libero (a differenza del software proprietario) chi vuole, indipendentemente dalla materia che insegna, ha la possibilità di acquisire le opportune competenze tecniche, anche se potrebbe essere molto impegnativo.

Ma non tutti gli insegnanti (e studenti) che usano le nuove tecnologie devono diventare tecnici esperti.

Giusto.

Nulla vieta, in questo caso, di rivolgersi a ditte o esperti in loco per la installazione e manutenzione del sistema GNU/Linux incentivando "economie locali" e scrollandosi di dosso la "Microsoft tax".


L'insegnante (e lo studente), a differenza di prima, in questo modo potrà prendere coscienza che certa multimedialità altro non è che la nuova "matita". E questo sarà già un passo in avanti in quanto potrà toccare con mano l'aspetto culturale del software libero.

Ed è anche in questa direzione che dobbiamo lavorare.


Antonio Bernardi

Docente di informatica presso l'IPC Fabio Besta di Treviso

toni@swlibero.org

http://linuxdidattica.org