Per
l'introduzione del software libero nella didattica
Lettera aperta - 6 giugno 2002
Al
Signor Ministro del MIUR
Viale Trastevere
00100 ROMA
Oggetto: Per l'introduzione del software libero nella didattica
Signor
Ministro,
riteniamo il «Piano Nazionale di Formazione degli
insegnanti sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione»
(circ. n. 55 del 21/5/2002,
http://www.istruzione.it/news/2002/cm55_02.shtml) positivo in
quanto dimostra l'impegno da parte del Suo Ministero nei confronti
della formazione del personale della scuola, condizione necessaria
per poter rendere gli studenti «consapevoli delle
potenzialità e dei limiti» di queste tecnologie.
Un'osservazione comunque balza agli occhi appena si consideri che la scelta del software di base (sistema operativo) è una scelta determinante per l'indirizzo che si vuole dare a quello che il Piano definisce «intreccio fra le nuove tecnologie e la didattica».
La
scelta del sistema operativo determina e condiziona questo intreccio
e, assieme al software applicativo, può essere considerato
come «il libro di testo» di questo Piano.
Questa
scelta, perciò, non è di scarso rilievo anche perché
al riguardo vi sono due approcci che qualificano in maniera diversa
questo intreccio:
uno che considera il software come un bene da
condividere, la cui libertà di conoscenza è considerata
come la libertà di parola e di stampa, la cui libertà
di riproduzione (copia) è un prerequisito;
l'altro che
considera il software un bene soggetto a restrizioni che
l'utente può solo usare, senza poter impossessarsi
della sua conoscenza, senza poterlo copiare (riprodurre)
liberamente.
Nel primo caso si parla di open source o software
libero, di cui GNU/Linux è il più noto ed è
anche sostenuto da società come l'IBM
(http://www.ibm.com/linux), nell'altro caso si parla di software
proprietario.
Il primo oltre a essere «liberamente
scaricabile (copiabile) dalla rete» è
rispettoso della libertà d'insegnamento lasciando libero il
docente di scegliere le soluzioni più conformi alle esigenze
didattiche senza, costringerlo a cambiare software solo per
assecondare mode e/o interessi privatistici. Educa alla cultura della
legalità distinguendo il software che si può copiare
liberamente (software libero) da quello la cui copia è
vietata. (Da una indagine riportata nel "Il sole 24-ore"
del 4 ottobre 2000, risulterebbe che il 56% delle aziende americane
utilizzano anche software libero).
Per quanto riguarda il secondo
(software proprietario) basti dire che, per la legge italiana, se un
docente o uno studente lo copia, anche solo per eseguire delle
esercitazioni didattiche, commette un reato punibile con l'arresto
dai sei mesi ai tre anni di carcere.
Ebbene,
Signor Ministro, il Piano delega di fatto questa scelta ai
docenti-discenti «con scarse o nessuna competenza»
tramite l'«autoformazione presso la propria abitazione
(...) con attrezzatura personale» , o assume il
sistema operativo già «presente nella scuola»
anche nel caso dei docenti-discenti un po' meno inesperti. Al
riguardo la circolare recita «Il sistema operativo del/dei
server deve essere coerente con le opzioni espresse dal corsista in
fase di iscrizione per consentirgli di operare su un sistema con
caratteristiche più vicine possibile a quello presente nella
sua scuola» .
Oltre alla perplessità circa il
demandare questa scelta ai docenti in formazione con scarse
competenze o assumere ciò che è già presente a
scuola, sorge un'altra perplessità ancor più grave.
È
noto, infatti, che nel mercato delle nuove tecnologie si è
formato in questi anni un monopolio di fatto del sistema operativo
identificato nel prodotto "Windows", che il docente
inesperto utilizza (a sua insaputa) nel proprio computer di casa
confondendolo quasi sempre con altri programmi (word, ecc.) e magari
credendo sia l'unico esistente nel mercato.
È altresì
noto che, grazie a questo monopolio, le scuole fino ad ora hanno
acquistato, al pari del docente inesperto, computer con il sistema
operativo Windows preinstallato.
Delegare
dunque la scelta al docente inesperto o assumere ciò che è
già presente nella scuola significa farsi imporre le
tecnologie da questo monopolio, rinunciando ad ogni
autonomia.
Ebbene, Signor Ministro, la cosa non è di poco
conto, perché in questo modo, nell'intreccio tra tecnologie
e didattica si rinuncia alla propria libertà di scelta. Si
rinuncia, perché con questi presupposti manca la possibilità
di realizzare una didattica che sia al di sopra di questo o di quel
marchio di fabbrica.
Significa, in ultima analisi, trasformare gli
insegnanti in addestratori e propagandisti subordinando
l'insegnamento agli interessi privati.
Ciò
nonostante, riteniamo l'iniziativa del Ministero nel suo complesso
positiva perché fissa alcuni obiettivi qualificanti, quando
afferma che bisogna «cambiare modo di fare scuola e di saper
utilizzare proficuamente le tecnologie nella didattica quotidiana»
.
Quando afferma che i «materiali disponibili (...)
devono essere fruibili dall'utente finale senza bisogno di prodotti
specifici utilizzando strumenti liberamente reperibili in rete o
messi a disposizione gratuitamente dai produtori»
.
Facciamo presente che il sistema operativo Windows, ma più
in generale tutto il software proprietario, non è né
gratuito né liberamente reperibile in rete, contrariamente al
software libero.
Signor
Ministro, il Piano successivamente indica, a sostegno della sua
realizzazione, anche alcuni materiali prodotti dal MIUR già
consultabili in rete
(http://www.osservatoriotecnologico.net/software/test/edulinux/procontro.htm)
nei quali, a proposito del software open source e di Linux in
particolare, si afferma «la natura libera e pluralista della
scuola italiana avrebbe potuto essere culla ideale di questi Sw. Si
potrebbe anche dire che -essendo gratuito il software open
source- dovrebbe essere una scelta obbligata e non solo etica»
.
E, più avanti, a proposito di StarOffice un prodotto
della società Sun Microsystem (di cui esiste la versione
libera) utilizzabile anche per la Patente Europea del Computer
(ECDL), si afferma che il suo utilizzo a scuola «rappresenta
un'occasione d'affrancamento dal mondo Microsoft o, quantomeno, di
libertà di scelta e sensibilità filosofica.»
Inutile
dire che siamo d'accordo con queste ultime affermazioni.
Pertanto, La preghiamo di mettere in atto tutte le iniziative di Sua competenza affinché le affermazioni a favore del software libero e/o gratuito, dallo stesso Ministero auspicate non siano soltanto dei buoni propositi con i quali coprire la "soggezione" della scuola italiana al monopolio Microsoft, ma siano l'inizio di un approccio moderno e libero all'intreccio tra nuove tecnologie e didattica e più in generale tra nuove tecnologie e società.
Treviso, giugno 2002
La
Redazione di
"Software libero nella
scuola"
http://linuxdidattica.org