Religione e natura
Sin dalla preistoria, le popolazioni che abitavano la valle del Nilo erano molto sensibili al sentimento religioso. Le varie tribù avevano le proprie divinità legate al ciclo della natura, ognuna con i suoi animali totemici e i suoi feticci. In questo periodo è la zoolatria il carattere prevalente della religione: gli dei sono rappresentati come animali e gli animali stessi sono adorati e divinizzati, tra questi l'ibis, il coccodrillo, lo scarabeo. Anche gli elementi della natura - gli astri, il sole - sono divinizzati. In particolare il Nilo, che con i suoi straripamenti annuali fecondava le terre e i campi, era considerato una provvidenziale espressione della divinità. Questi simboli religiosi continuarono anche dopo l'unificazione del Basso e dell'Alto Egitto; il politeismo deriva infatti dalla fusione di questi differenti culti che continuarono ad essere praticati nelle diverse regioni del paese dove erano maggiormente radicati. I tentativi di introdurre un culto monoteistico non ebbero mai successo, anche perché il sentimento religioso degli Egizi aveva caratteristiche spontanee e immediate, volte più alla pratica del culto che alle speculazioni. L'esigenza di una teologia ben definita non fu mai sentita neppure dopo l'unificazione del paese, quando, anche se la religione assume un carattere più antropomorfico, tutti gli elementi più antichi rimangono. In questa fase il Nilo, per esempio, diventa una divinità androgina simbolo della fertilità, mentre gli dei sono per lo più raffigurati con un corpo umano, ma con la testa di un animale.
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