Fra gli strumenti che il pacchetto Samba mette a disposizione, i più importanti sono senza dubbio quelli che permettono di configurare un servente Samba.
Un servente Samba si basa su due demoni:
smbd che fornisce i servizi di condivisione di file stampanti per i clienti SMB (che possono essere macchine MS-Windows o altre macchine GNU/Linux) e si occupa della gestione delle sessioni di comunicazione e delle autenticazioni necessarie all'accesso alle risorse che vengono offerte in condivisione dal servente; il demone avvia una copia di se stesso per ogni richiesta di servizio da soddisfare;
nmbd che gestisce la distribuzione dell'elenco delle risorse condivise alle altre macchine della rete; può mantenere la lista delle risorse condivise (scansione della rete) e, eventualmente, risolvere i nomi NetBIOS dei vari nodi (servente WINS);
Entrambi i demoni smbd e nmbd possono essere attivati in modo autonomo, o gestiti da un supervisore dei servizi di rete (come xinetd); qui viene presa in esame solo la prima alternativa che è di gran lunga la più praticata e anche quella predefinita in molte distribuzioni GNU/Linux.
In quasi tutte le distribuzioni si trovano infatti degli script preconfezionati per l'attivazione e la disattivazione di determinati servizi; nel caso della Fedora si attivano entrambi i demoni con il comando:
#
/etc/rc.d/init.d/smb start
e si disattivano con il comando:
#
/etc/rc.d/init.d/smb stop
ci sono poi anche i comandi:
#
/etc/rc.d/init.d/smb restart
e
#
/etc/rc.d/init.d/smb status
il cui significato dovrebbe essere ovvio.
#
/etc/init.d/samba start
#
/etc/init.d/samba stop
#
/etc/init.d/samba restart
La configurazione di un servente Samba si basa su di un file di testo che, almeno nelle distribuzioni più diffuse, è /etc/samba/smb.conf
.
Solitamente viene fornito preconfezionato e commentato, con una configurazione di base già pronta all'uso; ovviamente è possibile modificarlo per adattare il comportamento del servente alle proprie esigenze.
Prima di esaminare la struttura del file e i parametri principali di configurazione è opportuno sottolineare alcuni importanti aspetti generali:
È indifferente usare maiuscole o minuscole a meno che tale uso non vada a interferire con le regole del sistema operativo sottostante. Se ad esempio si indica il percorso di una directory condivisa su una macchina GNU/Linux con l'opzione (che verrà descritta più avanti) PATH=/USR/LOCAL, Samba non ha alcun problema ad accettare la direttiva ma al momento di collegarsi alla risorsa fallisce in quanto in GNU/Linux quella directory al 99 % non esiste, mentre esiste /usr/local/
. È quindi consigliabile l'uso delle minuscole.
Le righe di commento iniziano con i simboli ; oppure #.
Il carattere di continuazione riga è \.
Alcune direttive di configurazione di Samba, per ragioni di compatibilità, sono ridondanti; per questo motivo uno stesso risultato si può ottenere in modi diversi.
Per rendere effettive le variazioni fatte al file di configurazione non è necessario riavviare i demoni di Samba in quanto il file viene riletto automaticamente ogni 60 s; se si vuole forzare la rilettura basta impartire il comando: kill -SIGHUP n dove n è il numero del processo corrispondente al demone smbd in funzione (per individuarlo si può eseguire ps afx | grep smbd). Occorre comunque notare che non tutti i cambiamenti alla configurazioni vengono necessariamente attuati subito; in particolare le variazioni della configurazione di risorse condivise rimangono congelate finché c'è qualche utente connesso a tali risorse.
Il file di configurazione è suddiviso in sezioni i cui nomi sono racchiusi tra parentesi quadrate.
Ogni sezione corrisponde a una risorsa condivisa a eccezione della sezione global usata per le configurazioni globali. Altre sezioni con un ruolo un po' particolare sono homes e printers.
In essa si impostano le informazioni che condizionano tutto il sistema ed eventualmente quei parametri che se non specificati vengono assunti in modo predefinito, ad esempio il nome del gruppo di lavoro (workgroup).
In essa si regolano i parametri di configurazione delle directory personali degli utenti che si collegano al servente Samba.
Consente di impostare le caratteristiche della condivisione di tutte le stampanti installate nella macchina GNU/Linux senza dover definire una condivisione separata per ognuna di esse.
All'interno del file di configurazione è possibile usare alcune variabili il cui nome viene sostituito dal rispettivo valore quando il file di configurazione viene utilizzato dai demoni smbd e nmbd.
Segue una lista delle variabili più importanti con una breve descrizione:
È la sezione che appare in tutte le configurazioni di Samba, anche se non è obbligatoria. Le opzioni in essa contenute vengono applicate a tutte le altre sezioni.
Viene mostrato un esempio comprendente alcune direttive di uso comune suddivise in blocchi in base alla funzione svolta e intervallate da brevi descrizioni del loro significato:
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La voce più importante è workgroup che assegna a Samba il dominio o il gruppo di appartenenza. Occorre assegnarla correttamente, pena conflitti nella rete paritetica (peer-to-peer).
La voce netbios name è di utilizzo meno frequente e serve ad assegnare al servente Samba un nome NetBIOS a piacere. Il nome NetBIOS viene infatti assegnato uguale a quello ottenuto dal DNS. Ad esempio se il nome DNS del servente fosse muscolis.inf.besta
il nome NetBIOS sarebbe muscolis. Uno dei casi in cui è utile poter impostare un nome NetBIOS diverso da quello predefinito è quello in cui la rete è suddivisa in due o più domini DNS diversi; in questo caso potrebbe infatti anche esistere una macchina con nome muscolis.mat.besta
che verrebbe quindi ad avere lo stesso nome NetBIOS. Ovviamente il valore di netbios name deve essere assegnato seguendo le regole dei nomi NetBIOS (unica stringa senza punti contenente i simboli alfabetici maiuscoli e minuscoli le cifre e i simboli !, @, #, $, %, ^, &, (, ), -, ' e ~).
Con server string si assegna semplicemente la descrizione dell'elaboratore servente.
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Le direttive Host allow e host deny servono rispettivamente a specificare quali nodi possono e non possono accedere alle risorse condivise dal servente Samba. L'indicazione può essere fatta tramite il nome del nodo, il nome di dominio, il numero IP, il numero della sottorete. Nell'esempio viene concesso l'accesso a tutte le macchine della sottorete 192.168.1.* e al localhost
(è opportuno che l'accesso a localhost
sia sempre concesso pena possibili malfunzionamenti della scansione delle risorse del servente) e viene negato alla macchina con indirizzo 172.16.244.254. Possono anche essere usate le parole chiave ALL, per designare qualsiasi elaboratore, e EXCEPT per indicare un'eccezione a una regola (ad esempio host allow 192.168.1. EXCEPT 192.168.1.3). Si deve inoltre notare che in caso di assenza delle direttive host allow e host deny, l'accesso è concesso a tutti in modo predefinito. Infine si tenga presente che tali direttive possono essere inserite anche in specifiche condivisioni ma con grado di priorità inferiore rispetto a quanto specificato nella sezione global.
La direttiva interfaces è utile in caso il servente Samba risieda in più di una sottorete. Se sull'elaboratore sono presenti più interfacce di rete, in modo predefinito, Samba si mette in ascolto di richieste provenienti dagli indirizzi di rete corrispondenti alla rete della prima interfaccia che trova (di solito eth0). Per fare in modo che invece risponda alle richieste provenienti da più sottoreti si deve impostare questa opzione. Nell'esempio Samba si pone in ascolto dalle sottoreti 192.168.1.* e 172.16.*.* (si può usare anche una notazione con maschera di rete: 192.168.1.1/255.255.255.0 172.16.244.1/255.255.0.0).
Ponendo bind interfaces only = yes (l'alternativa è ovviamente no oppure si può evitare di inserire questa opzione), si forza il servente a rispondere soltanto alle sottoreti corrispondenti alle interfacce indicate in interfaces. In tal caso si deve inserire tra le interfacce anche 127.0.0.1 per permettere al programma smbpasswd di potersi collegare al localhost
e funzionare correttamente.
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La direttiva printing permette di specificare il sistema di stampa in uso nel servente; per l'elenco completo delle scelte possibili si rimanda alla consultazione del manuale in linea di smb.conf.
I valori più frequentemente usati sono:
bsd, se sul servente è in funzione il sistema classico di stampa delle piattaforme GNU/Linux-Unix
cups se è presente il più moderno sistema di stampa omonimo.
Le successive due direttive permettono di caricare automaticamente tutte le stampanti configurate nel sistema senza descriverle singolarmente, indicando a tale scopo il percorso del file printcap
contenente la definizione di tali stampanti. La loro configurazione relativamente a Samba viene poi indicata nell'apposita sezione printers descritta più avanti.
L'ultima opzione permette di far comparire l'icona per l'aggiunta di stampanti nella lista di condivisioni del servente Samba quando si naviga in risorse di rete da un cliente MS-Windows.
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La direttiva log file permette di indicare il file delle registrazioni per gli eventi Samba; tale file può essere unico oppure, come nell'esempio, diverso per ogni cliente che si collega al servente (il nome del file sarà nome_host.log
). Altra possibilità è quella di avere un file di registrazioni per ogni utente usando opportunamente la variabile %U o %u.
Con max log size si specifica la grandezza in kbyte del file delle registrazioni, raggiunta la quale il file stesso viene rinominato con estensione .old
e reinizializzato; il file .old
eventualmente già esistente viene cancellato. Il valore predefinito di questo parametro è 5 000; il valore zero significa nessun limite di ampiezza (scelta non consigliabile per evitare una crescita abnorme del file o dei file delle registrazioni).
La direttiva log level indica il livello di dettaglio dei messaggi annotati nel registro; il valore predefinito è zero e corrisponde a nessun messaggio. Aumentando questo valore si hanno messaggi sempre più dettagliati; è comunque sconsigliabile un livello superiore a 3.
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La direttiva encrypt password = yes è praticamente obbligatoria se il servente Samba deve «convivere» con macchine equipaggiate con sistemi operativi MS-Windows 98/NT o più recenti che usano le parole d'ordine cifrate.
La direttiva null password = yes permette di avere utenti Samba con parola d'ordine nulla (il valore predefinito è no.)
La direttiva guest account indica il nome di un utente generico al quale può essere consentito l'accesso alle condivisioni (da usare nel caso di security = share, come dettagliato più avanti). Tale utente deve essere definito nel sistema GNU/Linux senza directory personale e senza shell, aggiungendo al file /etc/passwd
la riga:
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Il valore predefinito è nobody.
La direttiva restrict anonymous = 2, se attivata permette di evitare i collegamenti anonimi al servente Samba.
Il parametro security è di importanza fondamentale e richiede una trattazione leggermente più ampia.
In ambito SMB/CIFS esistono due tipi di controllo di accesso: «a livello di condivisione» o «share level» e «a livello utente» o «user level»; con Samba si ha una maggiore flessibilità rispetto ai serventi MS-Windows in quanto è presente il livello «share» e ci sono ben quattro varianti del livello «user»:
«user»
«domain»
«server»
«ADS»
Con l'impostazione security = share si ha il controllo di accesso a livello di condivisione: il cliente che vuole accedere a una risorsa invia ogni volta una parola d'ordine e nessun nominativo-utente. Samba tenta di dedurre il nominativo-utente dalla direttiva valid users eventualmente inserita nella sezione di condivisione di quella risorsa (come illustrato in seguito), oppure dal nome dell'elaboratore cliente, o, in caso di insuccesso, da quanto indicato con il parametro guest account (questo solo se fra i parametri di condivisione è indicato guest ok = yes e guest only = yes).
Questo livello di sicurezza si usa, soprattutto nel caso di utenti MS-Windows e GNU/Linux non coincidenti, per condividere porzioni di file system quando si ha interesse a far sì che tutti gli utenti abbiano gli stessi diritti sui file condivisi (con l'impostazione guest account = utentesmb il «proprietario» delle risorse condivise sarà sempre l'utente GNU/Linux utentesmb qualunque sia il nominativo dell'utente MS-Windows che si connette).
Con l'impostazione security = user, che è quella predefinita, si ha il controllo di accesso a livello di utente: il cliente che vuole accedere a una risorsa invia al momento della connessione una coppia utente-parola d'ordine in base alla quale avviene l'autenticazione da parte del servente. Se la connessione viene accettata il cliente può accedere a tutte le risorse condivise senza doversi autenticare nuovamente a ogni accesso.
Tutto questo è possibile grazie all'esistenza di un sistema di controllo detto SAM (System Account Manager) basato su un archivio utenti che può essere gestito in vari modi:
con file di testo /etc/samba/smbpasswd
; è il modo più tradizionale e anche più semplice ma sicuramente poco versatile;
con archivi TBDSAM (Tiny Database SAM ) che è la scelta predefinita con Samba 3;
con serventi locali o remoti NIS, LDAP, MySQL o altri ancora.
Le prime due soluzioni, che sono quelle considerate nella prima parte di queste dispense, sono consigliabili in presenza di domini con un numero limitato di utenti, non più di qualche centinaio; per domini più consistenti, che solitamente richiedono la presenza di più PDC, in considerazione del fatto che Samba non prevede la replica diretta degli archivi utente, è più opportuno ricorrere a soluzioni basate su LDAP.
La scelta del tipo di archivio utenti da utilizzare si effettua nel seguente modo:
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Ovviamente con la prima scelta si attiva l'archivio su file di testo, con l'altra l'archivio TBDSAM.
Gli utenti Samba vengono aggiunti con il comando smbpasswd illustrato in un paragrafo successivo (2.4).
Valide alternative, specie se non si usa il semplice archivio su file di testo, sono costituite da:
comando pdbedit, che permette anche di travasare utenti da un tipo di archivio ad un altro;
comando net;
comando, via rete, usrmgr.exe di MS-Windows.
L'uso di questi comandi non viene qui approfondito, solo il comando net viene ripreso in paragrafi successivi (2.3.1.4) e (2.4).
È di fondamentale importanza notare che comunque il nome utente Samba deve coincidere con il nome di un utente definito nel sistema GNU/Linux, in quanto quest'ultimo deve essere sempre in grado di assegnare un proprietario «valido» agli eventuali file creati o copiati dall'utente connesso all'interno della risorsa condivisa.
Se ciò costituisse un problema si può ricorrere all'uso di un file di corrispondenza tra utenti GNU/Linux e utenti MS-Windows, il cui nome è indicato con la direttiva username map =. Un valore abbastanza comune di tale parametro è /etc/samba/smbusers
. Tale file conterrà delle righe così formate:
nome_linux = nome_smb_1 nome_smb_2...
Per ovvi motivi di sicurezza, entrambi i file smbusers
e smbpasswd
, devono essere accessibili sia in scrittura che in lettura dal solo utente root.
Con l'impostazione security = server si ha lo stesso controllo di accesso visto nel caso di user con la differenza che l'utenza viene controllata su un servente esterno (solitamente un PDC MS-Windows, ma può essere anche un PDC Samba) il cui nome (NetBIOS) viene indicato con la direttiva password server =.
Con l'impostazione security = domain si ha ancora lo stesso controllo di accesso visto nel caso di user, ma questa volta il servente Samba va a inserirsi in un dominio MS-Windows NT/2000.
Per ottenere questo risultato occorre fermare i demoni di Samba, quindi aggiungere il servente Samba al dominio NT sul PDC usando il server manager di MS-Windows NT ». A questo punto si deve eseguire il comando:
#
net rpc join -Unome_utente%parola_d'ordine
#
smbpasswd -j nome_dominio -r nome_serv -Unome_utente%parola_d'ordine
Il nome_dominio deve essere quello a cui si vuole unire il servente Samba e lo stesso indicato nella direttiva workgroup di smb.conf
; il nome_serv deve coincidere con il valore di password server; nome_utente e relativa parola_d'ordine devono rappresentare un'utenza con privilegi sufficienti ad aggiungere un'utenza nuova nella macchina MS-Windows NT/2000; nome_dominio e nome_serv nel comando net non servono in quanto vengono letti automaticamente in smb.conf
.
Ultimate queste operazioni occorre naturalmente riavviare il servizio Samba.
In questo modo la macchina con Samba viene ad essere un member server del dominio, cioè una stazione che non contiene copie dell'archivio utenti del dominio stesso, ma offre comunque risorse condivise.
Il vantaggio principale dell'impostazione domain rispetto a quella server consiste nel fatto che il PDC risulta meno carico, in quanto non è più necessaria una connessione di rete permanente tra esso e il servente Samba. Quest'ultimo infatti effettua una chiamata RPC (Remote Procedure Call) solo al momento dell'autenticazione e non necessita di essere costantemente connesso al PDC come avviene nel caso del livello di sicurezza server.
Per questo, e per altre questioni legate alla sicurezza, è sconsigliato usare il livello server a vantaggio del livello domain.
Per concludere occorre notare che anche con questa impostazione (come pure per quella server) è necessario tenere allineati gli elenchi degli utenti dal lato MS-Windows e dal lato GNU/Linux (il motivo è stato illustrato nel paragrafo del livello user). Ci sono però due direttive della sezione global che permettono di automatizzare l'aggiornamento degli utenti GNU/Linux:
add user script = script_1 %u delete user script = script_2 %u
La prima entra in azione quando, a seguito di una connessione di un cliente MS-Windows, Samba si rivolge al servente di dominio per l'autenticazione con esito positivo ma l'utente GNU/Linux corrispondente non esiste; ovviamente lo script script_1 deve essere scritto in modo adeguato affinché crei l'utente ricevendolo come parametro dalla variabile %u.
In modo speculare si usa l'altra direttiva che entra in azione quando, a seguito di una connessione di un cliente MS-Windows, Samba si rivolge al servente di dominio per l'autenticazione con esito negativo ma il corrispondente utente GNU/Linux esiste; in questo caso script_2 deve provvedere a cancellare l'utente in questione.
Un modo molto più elegante di risolvere il problema consiste nel ricorrere ad un archivio utenti basato su LDAP contenente le informazioni di accreditamento sia per Samba che per il sistema GNU/Linux (utilizzando a tale scopo l'interfaccia ldapsam fra l'archivio utenti e Samba e i moduli nsswitch e PAM per l'autenticazione su GNU/Linux); tali argomenti sono trattati nel capitolo 9.
Con l'impostazione security = ADS dove ADS significa Active Directory Server, disponibile a partire da Samba 3, la stazione con Samba diviene un member server di una active directory di MS-Windows 200x, utilizzando l'autenticazione Kerberos5 e LDAP per l'archivio utenti.
Maggiori dettagli a questo proposito vengono forniti nel capitolo sull'uso di Winbind (7.2).
Una sezione indicante una risorsa condivisa può avere un nome a piacere purché sempre racchiuso tra parentesi quadrate.
Vengono adesso illustrati alcuni esempi allo scopo di descrivere almeno le direttive più importanti:
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La direttiva comment serve ad associare una descrizione alla risorsa condivisa.
L'opzione browseable permette di rendere visibile o no la risorsa agli utenti che si connettono al servente.
public è un sinonimo di guest ok; in questo esempio non si vuole che la risorsa sia accessibile per l'utente generico.
path permette di indicare il percorso della risorsa sul sistema GNU/Linux.
writable serve a concedere o negare l'accesso in scrittura (un sinonimo è writeable).
valid users indica quali sono gli utenti che possono accedere alla risorsa. È anche possibile indicare gruppi di utenti GNU/Linux con la sintassi +nome_gruppo e gruppi di utenti NIS (ovviamente deve essere presente in rete un servente NIS) con la sintassi &nome_gruppo e anche entrambi con la sintassi +&nome_gruppo o &+nome_gruppo, o ancora @nome_gruppo.
A proposito della opzione valid users è importante sottolineare come in Samba ci siano due livelli di controllo di accesso alle risorse condivise:
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La differenza tra le due condivisioni è molto sottile ma anche interessante. La presenza di guest ok = yes permette le connessioni anonime; eventuali file creati o copiati nella directory sarebbero di proprietà dell'utente indicato in guest account in caso di accesso anonimo, oppure dell'utente effettivo in caso esso fosse registrato in GNU/Linux. Se è presente anche guest only = yes invece il proprietario è sempre l'utente fittizio ospite anche nel caso l'utente collegato fosse riconosciuto regolarmente da GNU/Linux; in questo caso quindi tutti gli utenti possono fare tutte le operazioni con qualsiasi file presente nella directory condivisa.
Un modo alternativo per ottenere lo stesso risultato è quello di usare la direttiva force user = nome_utente; in questo modo Samba assegna lo stesso nominativo-utente a chiunque si connetta alla risorsa.
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Il significato delle impostazioni è ovvio compreso quello delle due opzioni preexec e postexec. In caso si tema che possano connettersi utenti sprovvisti dei privilegi per montare e smontare il CD, si possono sostituire le due direttive rispettivamente con root preexec e root postexec che svolgono lo stesso compito ma con i privilegi dell'utente root.
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In questo esempio nella directory non sarebbe possibile scrivere, ma la presenza della direttiva write list permette di impostare permessi di scrittura, per gli utenti indicati, indipendentemente da quanto specificato negli altri parametri. Si deve però notare che i permessi impostati a livello di sistema su quella risorsa hanno sempre il sopravvento su quanto specificato nel file di configurazione di Samba (in altre parole, se /usr/local/private
è di proprietà dell'utente root e i permessi sono impostati a 6008, gli altri utenti non possono né leggere né scrivere alcunché in quella directory condivisa).
Le ultime due direttive, infine, servono a indicare i permessi con cui verranno creati file e directory all'interno della risorsa condivisa; il valore predefinito è 07558
Altre direttive importanti sono:
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Con la prima si indica che l'utente tizio ha gli stessi privilegi dell'utente root sulla condivisione e quindi non risente di eventuali limitazioni dovute ai permessi sui file; con la seconda si impedisce che vengano seguiti i collegamenti simbolici evitando che chi accede alla condivisione possa accedere anche a file che si trovano all'esterno di questa.
La sezione homes viene utilizzata affinché ogni utente possa avere accesso a una propria directory personale sul servente Samba che potrà anche coincidere con la directory personale GNU/Linux di quell'utente. Un esempio di definizione può essere il seguente:
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Qui è importante l'impostazione che impedisce la scansione della risorsa in modo che essa non appaia con il nome homes a tutti gli utenti.
La presenza di path serve a fare in modo che questa directory non coincida con quella GNU/Linux dell'utente (come da impostazione predefinita).
La logica di funzionamento è la seguente: quando l'utente si connette, se l'utenza è accettata, viene creata dal servente Samba una condivisione con le caratteristiche specificate nella sezione homes ma con un nome uguale a quello dell'utente connesso.
Con questa sezione si impostano i parametri di configurazione di tutte le stampanti definite nel sistema GNU/Linux a patto che nella sezione global siano state inserite le direttive seguenti:
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L'alternativa, che consiste nel definire le varie stampanti come singole risorse condivise, non viene presa in esame in questa sede.
Un esempio di configurazione per le stampanti è il seguente:
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Qui occorre notare che il parametro path serve a impostare una directory per la coda di stampa, diversa da /tmp/
che è quella predefinita.
Altra direttiva da segnalare è printable con la quale si attiva la coda di stampa.
Un primo strumento molto utile è testparm con il quale si verifica la correttezza sintattica delle impostazioni scritte nel file smb.conf
.
Il comando da eseguire è:
#
testparm /etc/samba/smb.conf
si ottiene una risposta suddivisa in due parti: prima il resoconto del controllo sintattico del file di configurazione, poi l'elenco di tutte le direttive inserite in esso.
Se si usa l'opzione -v si ottiene la lista di tutti i parametri di configurazione di Samba compresi quelli non presenti in smb.conf
ai quali viene assegnato il valore predefinito.
Altro programma di fondamentale importanza è smbpasswd, già visto in precedenza a proposito della connessione di Samba a un dominio MS-Windows NT, ma che si usa principalmente per definire utenti e parole d'ordine relative. La sintassi in questo caso è:
smbpasswd [-a] [-x] [nominativo]
L'opzione -a permette di inserire un nuovo utente e poi di definirne la parola d'ordine; l'opzione -x permette invece di eliminarlo; se non si indica alcuna opzione si esegue solo il cambio della parola d'ordine per l'utente. Il nominativo-utente che si può inserire alla fine della riga di comando è quello sul quale il comando opera (se non viene indicato, si fa riferimento in modo predefinito all'utente GNU/Linux che esegue il comando).
Altro strumento utile per la gestione utenti e gruppi anche da remoto e per numerosi altri utilizzi è il nuovo comando net; le sue potenzialità sono notevoli e non vengono qui esaminate in dettaglio rimandando alla consultazione del manuale in linea.
Di seguito vengono riportati alcuni esempi di utilizzo riguardanti principalmente la gestione utenti:
#
net rpc user -S nome_serv -UAdmin%psw_admin
#
net rpc user add nome_utente -S nome_serv -UAdmin%psw_admin
#
net rpc password nome_utente -S nome_serv -UAdmin%psw_admin
#
net rpc user delete nome_utente -S nome_serv -UAdmin%psw_admin
#
net rpc -l share -S nome_serv -UAdmin%psw_admin
#
net rpc -l file -S nome_serv -UAdmin%psw_admin
I comandi servono nell'ordine a:
elencare gli utenti;
definire un nuovo utente;
cancellare un utente;
Tutti i comandi vengono eseguiti sul servente nome_serv come utente Admin con relativa parole d'ordine e utilizzando il protocollo rpc.
A tale proposito è importante notare che i protocolli utilizzabili con il comando net sono tre:
ads per le active directory;
rap per macchine MS-Windows 9x/me/NT3;
rpc per macchine MS-Windows NT4/200x;
Se il protocollo non viene specificato, il comando cerca di determinarlo in modo automatico.
Infine può essere molto utile anche il comando smbstatus per avere un rapporto (con l'opzione -d anche dettagliato) delle connessioni Samba attive.
Maggiori dettagli sulla configurazione di un servente Samba si possono trovare anche nella documentazione fornita insieme al pacchetto in |