VirtualBox è un interessante prodotto disponibile sia per MS-Windows che per GNU/Linux che permette di emulare una completa piattaforma di tipo Personal Computer.
Questo avviene in parte sfruttando le risorse della macchina reale in cui VirtualBox è installato e condividendole con essa, in parte emulando certe altre risorse.
Esempi del primo caso sono la CPU e la memoria, del secondo il disco fisso, emulato attraverso file memorizzati nel disco della macchina reale.
La macchina virtuale si può anche collegare in rete con quella reale e questo aumenta le potenzialità del prodotto che può essere davvero molto utile per provare applicazioni, sistemi operativi, ambienti di rete.
In questo contesto lo prendiamo in esame per avere un'alternativa in più per installare Linux senza alterare la configurazione della nostra macchina.
Possiamo infatti utilizzare la versione per MS-Windows di VirtualBox per creare una macchina virtuale sulla quale installare Ubuntu e poter poi usare i due sistemi in contemporanea e senza alcun «rischio» di danneggiare l'ambiente preesistente.
Ovviamente questo è possibile solo se la macchina reale ha delle caratteristiche adeguate relativamente alle risorse che vengono condivise con la macchina virtuale: occorre avere almeno un processore Pentium IV o equivalente, 1024 MB di RAM e spazio sufficiente su disco per la creazione del disco virtuale.
Una volta procurato il file di installazione (circa 65 MB, scaricabile all'indirizzo <http://www.virtualbox.org/wiki/Downloads>) lo si esegue con le modalità consuete nell'ambiente MS-Windows.
E' consigliabile scaricare anche il «VirtualBox Extension Pack» da installare successivamente scegliendo la voce «Estensioni» nella lista ottenuta dal menu «File --> Preferenze» di VirtualBox.
Nelle prime schermate occorre accettare la licenza e rispondere nel modo preimpostato alle altre domande.
Ultimata l'installazione si può lanciare il programma e definire una nuova macchina virtuale (figura 3.1).
Si assegna un nome alla macchina virtuale e si seleziona il sistema operativo ospite e la relativa versione: ad esempio «Linux» e «Ubuntu» rispettivamente (figura 3.2).
Successivamente occorre assegnare parte della memoria della macchina reale alla macchina virtuale (figura 3.3) e creare o usare un disco fisso virtuale (figura 3.4).
Nel caso di creazione di un nuovo disco virtuale si deve accettare l'ingresso nella relativa procedura guidata e scegliere l'opzione «Archiviazione a espansione dinamica».
Nella schermata successiva (figura 3.5) si devono definire nome e grandezza del disco virtuale.
Si arriva così al termine della definizione delle caratteristiche della macchina virtuale con la schermata di riepilogo (figura 3.6).
Prima dell'attivazione è opportuno rifinire la configurazione assegnando un lettore ottico (può essere uno di quelli reali o una immagine ISO) selezionando la voce «Archiviazione» e anche una interfaccia di rete selezionando la voce «Rete» (figura 3.7).
Riguardo alla scheda di rete ci sono varie possibilità (figura 3.8):
Non connesso: scelta dal significato ovvio;
NAT: è la scelta predefinita e permette alla macchina virtuale di ottenere un indirizzo IP dinamico con il quale «uscire» in rete grazie al mascheramento di tale indirizzo effettuato nella macchina reale (la macchina virtuale risulta però irraggiungibile da parte di quella reale);
Scheda con bridge: la scheda non riceve un indirizzo dinamico ma alla stessa si può assegnarne uno della stessa sottorete della scheda della macchina reale; in questo caso la macchina virtuale è un nodo in più della rete preesistente (occorre però che la scheda reale sia attiva e collegata ad un altro dispositivo di rete come uno switch);
Rete interna: alla scheda viene assegnato dinamicamente un indirizzo «valido» per il collegamento alle schede di altre macchine virtuali (che, ovviamente dovranno avere analoga definizione riguardo l'interfaccia di rete); in questo caso non ci può essere però traffico da e verso la macchina reale;
Scheda solo host: alla scheda viene assegnato un indirizzo dinamico della stessa sottorete della scheda vboxnet0 che viene creata all'interno della macchina reale; in questo modo si ha un collegamento esclusivo tra quest'ultima e la macchina virtuale senza possibilità di contattare altri nodi di rete.
A questo punto è ovviamente possibile definire altra macchine virtuali con l'avvertenza però di non usarne troppe simultaneamente per ovvi motivi di esaurimento delle risorse (soprattutto CPU e memoria RAM).
Per attivare una macchina virtuale si seleziona il suo nome a sinistra e si clicca sulla freccetta verde.
Come si vede nella figura 3.9, il comportamento della macchina virtuale è del tutto sinile a quello di un sistema reale (nella schermata vediamo il BIOS in funzione).
Per poter usare tastiera e mouse nella macchina virtuale occorre cliccare all'interno della finestra; per rilasciare tastiera e mouse alla macchina reale si deve premere il tasto [Ctrl destro].
Per concludere vediamo, nella figura 3.10, l'inizio dell'installazione di Ubuntu-FF, ottenuto inserendo il relativo dvd nel lettore prima di accendere il PC emulato, e la modalità di uso dei dispositivi USB attraverso l'attivazione della voce «Dispositivi USB» del menu «Dispositivi».
Per evitare possibili rallentamenti nella procedura di installazione dovuti alla ricerca di aggiornamenti in rete, è consigliabile disattivare la scheda di rete della macchina virtuale cliccando con il pulsante destro sull'icona indicata con la freccia in basso a destra nella figura 3.10.
Procedendo con l'installazione, al momento del partizionamento del disco, possiamo scegliere di utilizzare tutto il disco per Ubuntu visto che nella macchina virtuale non è presente nessun altro sistema.
Per gli altri aspetti dell'installazione vale quanto illustrato nei capitoli precedenti.
Ultimata l'installazione è consigliabile procedere all'aggiunta dei programmi di utilità «Guest Addictions» selezionando l'apposita voce del menu «Dispositivi» mostrata in figura 3.10.